«Farò camminare i ciechi per una via che ignorano, li guiderò per sentieri che non conoscono; cambierò davanti a loro le tenebre in luce, renderò pianeggianti i luoghi impervi. Sono queste le cose che io farò e non li abbandonerò.»
La parola rivolta agli esuli di Babilonia che si apprestano ad affrontare le incognite della libertà riacquistata, mi ha riportato alla mente un lontano episodio della mia infanzia. Un tiepido e chiaro pomeriggio di settembre a Siracusa, metà anni Cinquanta; con i miei cugini ero andato in visita da parenti che abitavano dall’altra parte della città . La loro casa era a picco sul mare e vi si accedeva da una via stretta, attraverso un grande portone che si apriva su un ampio cortile.
Noi bambini giocavamo a mosca cieca in cortile. Quando toccò a me essere bendato, provai un senso di disagio e di vertigine. Non avevo familiarità con quel cortile ingombro di oggetti; dovevo attraversarlo senza far cadere le canne che sostenevano le corde con la biancheria stesa, le tavole con i pomodori messi a essiccare e con le formine di marmellata di cotogne, peraltro sorvolate da minacciose ronzanti vespe. La benda, un fazzoletto da lutto, impediva qualsiasi tentativo di sbirciare. Cercavo di calcolare i passi che potevano separarmi dalla meta, ma m’imbrogliavo; desideravo che qualcuno mi aiutasse, tuttavia, ero il più piccolo della compagnia e ci tenevo molto a vincere; I passi del mio vagare tu li hai contati (Salmo 56,9) .
Nel silenzio del pomeriggio, improvvisamente risuonò forte la voce lamentosa del venditore di carciofi selvatici che si era fermato proprio davanti al portone. Seguii quella voce e raggiunsi la meta. So che la vita non è un gioco da bambini, tuttavia, l’infanzia è l’immagine esemplare per comprendere la fragilità che il Signore soccorre e gli atti di liberazione che realizza per noi.
Anche in questi tempi di disorientamento il Signore Gesù Cristo ci incontra e fa splendere la sua luce donando la possibilità di vivere il suo amore nel buio dei conflitti.