Le chiese protestanti europee celebrano la fine del primo conflitto mondiale con un messaggio di pace congiunto
Torre Pellice, 31 Ottobre 2018
L’11 novembre ricorre il centenario della fine della prima guerra mondiale. Per celebrare tale ricorrenza la Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE) ha rilasciato un messaggio di pace che è stato approvato dalla scorsa assemblea generale della CCPE (Basilea, 13-18 settembre 2018).
Si tratta di una dichiarazione congiunta in cui le chiese protestanti europee compiono una riflessione autocritica: “Di fronte agli effetti devastanti e persistenti della guerra, le chiese sono ben consapevoli dell’importanza di un’azione volta a promuovere la pace e a prevenire il conflitto civile” – si legge nel documento. La CCPE osserva come i trattati di pace siglati cento anni fa abbiano fallito nel loro intento. Il documento affronta i temi della colpa, della riconciliazione, dell’esilio, delle migrazioni e delle minoranze unitamente a quelli della democrazia e della società civile.
Le chiese, pur riconoscendo come oggi la situazione politica globale sia molto diversa da quella del passato, ravvisano domande e sfide legate alla prima guerra mondiale “che si sono ripetute nel corso degli ultimi cento anni e che raramente sono state risolte”. In alcuni paesi, infatti, ancora si vedono le ripercussioni della guerra.
Relativamente alla questione della colpa, le chiese si domandano se non abbiano manifestato un entusiasmo acritico per la guerra, se non l’abbiano sostenuta o alimentata o se addirittura non l’abbiano legittimata ideologicamente e teologicamente. I protestanti europei considerano i diritti delle minoranze una questione che sussiste ancora oggi, in particolare nell’Europa centrale, meridionale e orientale, rimarcando come le chiese in queste aree si siano spesso assunte il compito di preservare l’identità culturale e confessionale dei loro membri.
Il documento, infine, traccia un parallelo tra la fuga migratoria della prima guerra mondiale, che esiliò e sradicò fino a 9.5 milioni di persone, con il flusso dei rifugiati cui l’Europa sta assistendo oggi. Le chiese, a questo proposito, si appellano “a una comune politica europea basata sui valori delle convenzioni sui diritti umani e sui rifugiati”, mettendo in luce come chiunque cerchi di fermare questa migrazione non possa “ignorare la questione di come le nostre politiche economiche, commerciali e agricole abbiano giocato un ruolo nel provocare l’attuale migrazione da altre aree e parti del mondo”. Le chiese sono dunque chiamate a sostenere il desiderio di pace e riconciliazione e a battersi per l’esercizio della democrazia e del ruolo della legge.
La CCPE ha preparato anche una proposta di preghiera per le chiese da utilizzare durante la ricorrenza dell’11 novembre.