Non si può racchiudere in nessuna immagine il Signore vivente
Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire…
Esodo 20, 4-5a
Sono tante le sculture e le immagini del mondo antico che ancora oggi ammiriamo. Come mai Israele, il popolo di quel capolavoro della cultura umana che è la Bibbia, non ci ha lasciato niente di simile? La risposta l’abbiamo appena letta: “Non farti scultura, né immagine alcuna…”. Ma perché mai s’è dato questa proibizione?
Dobbiamo ritornare a domenica passata, al Dio “dalle ali d’aquila” del colloquio con Mosè di Esodo 19. Come si può rinchiudere in un’immagine, fosse pure dell’oro più zecchino, il Signore vivente, potente e inafferrabile come un’aquila in volo, che ha umiliato il faraone? Un’immagine o una statua vanno bene per delle divinità che, come quelle degli altri antichi popoli, sono limitate nelle loro funzioni e nel loro potere, e spesso dipendenti da un “fato” superiore davanti al quale non possono far niente. Ma quale fato può pretendere di condizionare la volontà di questo straordinario Dio del Sinai?
E allora, come potrebbe mai Israele raffigurarlo? Sarebbe come voler raffigurare la vita, oppure il vento. Come li rappresenti, e chi può farlo?
E poi, un’immagine non si muove da sé: la porti al tempio, oppure in processione. Ma qui non puoi portare colui che porta te, che ti ha portato dall’Egitto al Sinai e ti porterà ancora quando e come vorrà. E poi, una statua la puoi possedere: la fai fare, la paghi ed è tua; ma possedere colui che ti possiede come sua “proprietà particolare” è insensatezza! Insomma, Israele non può rappresentare il suo Signore, perché è il Vivente che dà vita a ogni vita, alla sua vita.