Il Dio della vita e della libertà da ogni schiavitù sollecita quanti credono in lui a fare lo stesso
«Gesù stava insegnando di sabato in una delle sinagoghe. Ecco una donna, che da diciotto anni aveva uno spirito che la rendeva inferma, ed era tutta curva e assolutamente incapace di raddrizzarsi. Gesù, vedutala, la chiamò a sé e le disse: «Donna, tu sei liberata dalla tua infermità». Pose le mani su di lei e, nello stesso momento, ella fu raddrizzata e glorificava Dio. Or il capo della sinagoga, indignato che Gesù avesse fatto una guarigione di sabato, disse alla folla: «Ci sono sei giorni nei quali si deve lavorare; venite dunque in quelli a farvi guarire, e non in giorno di sabato». Ma il Signore gli rispose: «Ipocriti! Ciascuno di voi non scioglie, di sabato, il suo bue o il suo asino dalla mangiatoia per condurlo a bere?»
Luca 13,10-12.14-15
È sabato e come prestabilito dalla legge mosaica, Gesù ed altri ebrei si sono riuniti in sinagoga per pregare, leggere la Torah e commentarla. Gesù è probabilmente intento a commentare i versetti della Torah previsti per quel sabato quando ad un certo punto il suo sguardo intercetta una donna letteralmente prostrata e deformata dalla malattia che da anni la tormenta. Gesù non ha dubbi sul da farsi e così s’interrompe e la guarisce. Segue la reazione di giubilo della donna. Tuttavia alcuni, a partire dal capo della sinagoga, si indignano del gesto ritenendo che questo contravvenga alle leggi sabbatiche. Gesù prontamente replica ponendo, di fatto, una domanda sul valore della vita umana. Se di sabato gli animali sono liberi dal loro giogo (cfr. De 5,12-14) tanto più lo dev’essere una persona gravata dalla malattia. Il Dio della vita e della libertà da ogni schiavitù sollecita quanti credono in lui a fare lo stesso, nulla può costituire un impedimento.