«Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini… Infatti c’è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti.»
La ragione per cui dobbiamo pregare per tutti senza alcuna eccezione (nemmeno quella di Domiziano e di Caligola) sta nel fatto che Dio è uno solo per tutti, che Cristo è uno solo che si è dato per tutti.
Ecco: l’universalità e l’apertura al mondo. Per una minoranza scampata alle persecuzioni sono le due più grandi provocazioni. Essere universali nella tua piccolezza. Aprirsi a un mondo che non ha mai veramente voluto che tu ci fossi.
La nostra grande sfida: essere cattolici in senso evangelico. Cioè: non in senso di appartenere passivamente a un impero che cerca di guadagnare il mondo intero.
Ma essere cattolici in senso evangelico che significa attenersi fermamente all’unico veramente universale: Dio, l’unico veramente aperto a tutti: Gesù Cristo quale unico mediatore fra Dio e gli uomini.
Essere cattolici significa essere profondamente uniti a Cristo, senza mediazioni, senza distrazioni e confusioni di tante cose e riti religiosi, ma rimanere fermamente ancorati al Cristo. Solo Cristo. Ecco cosa significa la spesso invocata unità dei cristiani: l’unità con Cristo.
Così ci dobbiamo comportare nella casa di Dio (I Timoteo 3,15). Una casa in cui, per buone ragioni, spesso e volentieri preferiremmo rimanere fra noi e di cui, sempre per buone ragioni, chiuderemmo spesso e volentieri le porte.
Perché, certo, se apri le porte al mondo, qualcosa e qualcuno del mondo entrerà anche.
Per rimanere aperti e universali ci sono suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti – cioè tutte le forme di preghiera – per tutti gli uomini.
Malgrado tutto, rimanere un’esistenza per, cioè propositiva e positiva. Un “esorto dunque”. Un “incoraggio dunque”…