«Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede»
Come già abbiamo segnalato, il versetto della settimana di Un giorno, una parola indica la tonalità fondamentale delle letture della domenica (in questo caso la 18a dopo Pentecoste) e guida la scelta del primo passo biblico che il lezionario propone dopo i versetti del giorno (l’altro rientra nella lettura continuativa di un libro della Scrittura). La semplice lettura dei passi che il lezionario collega al nostro versetto suggerisce un’interpretazione possibile.
Iniziamo dal termine-chiave che compare per ultimo, «fede». I passi proposti, nei quali la dimensione della fede è al centro, la intendono nel suo senso fondamentale, che è alla base di tutti gli altri, quello dell’affidarsi, del confidare, magari fino ad essere importuni, nel Dio di Gesù Cristo. Credere, nella Bibbia, non significa in primo luogo «ritenere vera» questa o quell’affermazione, e dunque il contenuto della fede non è anzitutto una dottrina. Si tratta, invece, di un rapporto con Gesù, il quale determina il rapporto con Dio, nel segno della fiducia.
La altre due parole-chiave sono «vittoria – vincere» e «mondo». Negli scritti di Giovanni (tra le letture della settimana appare due volte l’Apocalisse) il termine «mondo» indica spesso (non sempre) l’insieme di tutte le forze che vorrebbero impedire di confidare nel Dio di Gesù: può trattarsi di potenze soprannaturali o storiche, individuali o, come oggi si direbbe, «sistemiche», cioè legate alla società così com’è concretamente strutturata. In ogni caso, si tratta del grande nemico.
Forse, nella vita quotidiana di molte e molti, questo nemico, che secondo l’Apocalisse agisce addirittura su mandato più o meno diretto del Dragone, si presenta anzitutto nella forma di una vocina sottile, ma invadente. Essa sostiene che il tuo tentativo di scorgere nel mondo la presenza misericordiosa del Dio di Gesù è vano. «Sarebbe bello, ma non è vero»: questo dice, la vocina maledetta. Provare ad aver «fede» significa combatterla.