«Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile».
Come spesso nel passato, anche oggi molti vedono i credenti come persone deboli, incapaci di vivere senza un punto di appoggio che trovano in un Dio, che è allora solo il frutto del loro bisogno di essere assistiti.
Credo che noi cristiani siamo stati e siamo i primi responsabili di questa visione delle cose. È stata ed è ancora, per tanti credenti impegnati nell’evangelizzazione, una tentazione naturale avvicinarsi a chi è in difficoltà e si sente scoraggiato, ferito dalla vita e privo di fiducia in se stesso, per battergli una mano sulla spalla e proporgli la fede come una salvagente a cui aggrapparsi per non affondare definitivamente.
Non può e non dev’essere così. A chi è ferito non bisogna più presentare il cristianesimo come un sorta di rifugio. L’annuncio dell’Evangelo deve invece, restituire a chi l’ha persa sotto i colpi della vita la consapevolezza della sua grandezza di figlio e figlia del Dio di Gesù Cristo, un figlio ed una figlia sempre amati e mai dimenticati. Sì, si deve prendere l’essere umano per quello che ha di grande e forte, e non per quello che ha di debole e di fragile, affinché recuperi la fiducia e così esca dal suo essere incurvato su se stesso per impegnarsi per un mondo migliore già qui su questa terra, in questa società . Le prospettive infinite del Regno di Dio il cui annuncio è al cuore della predicazione cristiana non saranno allora una strada verso l’evasione dalla vita, ma al contrario una dimensione nuova data alla vita.
La grazia di Cristo che l’Evangelo promette a chi è scoraggiato non è allora un soccorso che lo dispensi da una parte del suo lavoro e gli permetta di svolgere più comodamente e con meno pretese il compito che gli è affidato, ma gli consentirà di adempiere a uno sforzo più grande, da vero “atleta cristiano“!
La grazia è certo un dono, ma è anche una chiamata a un impegno molto serio, a vivere “al cento per cento”. È uno dei tanti paradossi cristiani…