«Ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti. Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti.»
Nella chiesa di Corinto c’erano delle persone, probabilmente dei greci intrisi di cultura filosofica, che senza negare la risurrezione di Cristo, considerata come di ordine superiore, negavano invece quella dei credenti, ma secondo l’apostolo Paolo ciò equivaleva a negare anche la risurrezione di Cristo, la sua umanità , nonché tutto il Vangelo.
La morte e la resurrezione di Cristo sono attestate dalle Scritture e da tanti testimoni, tra cui lo stesso Paolo, a cui era apparso, e questa è la ragione per cui non possono essere messe in discussione.
Ma non solo il Cristo è veramente risorto, come affermano i suoi discepoli e le Scritture, egli è anche il primo ad essere risorto, quello che sarà seguito da molti altri, che sono morti nella fede. L’espressione “primizia” si riferisce alla festa ebraica delle primizie che è prescritta nel libro del Levitico (capitolo 23) e che consiste appunto nell’offerta del fascio delle primizie con l’obbiettivo di ringraziare Dio per il raccolto presente e chiedere la benedizione su quello successivo. L’apostolo Paolo vede quindi una corrispondenza tra l’offerta dei primi raccolti e la risurrezione di Cristo nel primo giorno della settimana.
Secondo il disegno divino, era necessario che sia un uomo a portare agli altri uomini la risurrezione dei morti per la vita eterna: “poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati” (vv. 21-22).
Rivendicando l’originalità e l’autenticità del Vangelo ricevuto e trasmesso, l’apostolo Paolo ricorda, anche a noi cristiani di oggi, che la resurrezione è un evento fondatore della fede cristiana, che è al centro del messaggio evangelico. E con ciò ci ammonisce contro le credenze, come a esempio quelle dell’immortalità dell’anima e della reincarnazione, che esulano dal messaggio della risurrezione.