Gesù ha detto: «IO SONO il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame… IO SONO il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.»
Il pane. Questo cibo primordiale e fondamentale, essenziale e insostituibile, dovrebbe essere disponibile in quantità sufficiente per tutti i miliardi di individui che popolano la Terra… e lo sarebbe, se fosse oggetto di condivisione, e non di accaparramenti e di rapina. Quello del pane è diventato il problema dei problemi, quello per cui si combatte fino a uccidere.
È naturale che, se un governante riesce a garantire al suo popolo, a tutto il popolo, una quantità sufficiente di pane, sia tenuto in grande considerazione; e non fa meraviglia che la moltitudine sfamata miracolosamente da Gesù, come racconta il 6° capitolo dell’evangelo di Giovanni, voglia incoronarlo re.
Ma Gesù, che pure non sottovaluta l’importanza del fatto che tutti abbiano da mangiare, al punto che ci insegna a pregare: dacci oggi il nostro pane quotidiano, invita a guardare oltre il pane materialmente inteso; e fa del miracolo appena compiuto un simbolo che rimanda a qualcos’altro. Al pane che può fare ben più che riempire uno stomaco e garantire una sopravvivenza. Al pane che può davvero saziare e dare la vita.
Di questo pane Israele aveva avuto un assaggio e un anticipo viaggiando nel deserto verso la terra promessa. Ma ora c’è un altro pane, anch’esso disceso dal cielo; e, a differenza di quello, non è il pane che sazia la fame di un giorno, ma il pane che soddisfa per la vita.
Questo pane è Gesù stesso. È lui il cibo fondamentale, essenziale e insostituibile. Nutrirsi di lui, cioè del suo amore e della sua parola, dà la vita, e la dà nel senso pieno del termine. Gesù è ciò, anzi è colui del quale nessuno può fare a meno. È colui che può sfamare tutti senza esaurirsi. È la grazia di Dio che si rinnova, fresca, ogni mattina. Non vuole essere incoronato re. Vuole indicare un regno che non è di questo mondo, e nella prospettiva di questo ci invita ad amarlo e a seguirlo.