«In verità , in verità vi dico che voi piangerete e farete cordoglio, e il mondo si rallegrerà . Sarete rattristati, ma la vostra tristezza sarà cambiata in gioia».
Oggi si cerca soprattutto ciò che fa divertire. Se un discorso obbliga a riflettere non interessa. Le prime serate televisive sono piene di comici condannati a far ridere. Si deve ridere per forza. Ma quando si ride per forza, vuol dire che nel fondo si è tristi.
Per questo è difficile capire come la tristezza possa essere cambiata in gioia. Nel mondo conosciamo la tristezza; conosciamo talvolta la gioia; ma la tristezza cambiata in gioia è un evento raro.
Perché la tristezza sia cambiata in gioia, bisogna che prima sia cambiata la sua natura, ed è ciò che Gesù dice e fa. Il primo risultato della risurrezione è di mettere la speranza nel cuore della tristezza, trasformandola in uno sforzo. Uno sforzo duro, che fa soffrire, ma che è fecondo, come lo sforzo della donna che partorisce.
Gesù, attraverso lo Spirito, viene a mettere la speranza nella nostra tristezza, a dare senso ai nostri sforzi. Questa presenza si fa strada in mezzo ai nostri limiti; ci permette di vedere la salvezza che si realizza, e non solo la realtà che opprime. Allora spunta la gioia che nessuno può toglierci.
Non la gioia fragile che vibra per un attimo nei pochi momenti di oblio, bensì la gioia costante che nasce miracolosamente dalla tristezza, quando questa è rischiarata dalla presenza di Gesù.