«Nel mondo avete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo»
E’ difficile farsi coraggio, in un mondo in cui la paura e il terrore potrebbero paralizzarci. In cui ci sentiamo troppo esposti, troppo vulnerabili, diventando testimoni tutti i giorni delle tante tribolazioni inflitte a troppe persone.
Come allora i discepoli, che dovevano prepararsi all’imminente separazione da Gesù, ci sentiamo soli ed impotenti, confrontati con situazioni e notizie inaccettabili. Anche per chi crede non è facile rimanere fiduciosi.
Le parole di Gesù prendono sul serio le preoccupazioni dei suoi seguaci allora, come le nostre oggi. Non illudono sulle reali difficoltà nella vita, e proprio così, in mezzo ad essi, ci aprono uno spiraglio di speranza. Speranza che si ostina a vedere ciò che non è ancora, segni di vita, che resiste e rinasce.
Prendo in prestito parole della poeta Marie Luise Kaschnitz:
“Trovo che ci sia non poco coraggio nel mondo,
Se si pensa ai giorni nei quali non diviene del tutto chiaro.
E agli anni senza alcuna speranza. Se si pensa
Che non c’è nessuno che non abbia le sue preoccupazioni,
Almeno questa: bambino, che ne sarà di te?
E sappiamo tutti quanto diffidiamo
Del tetto sopra la nostra testa e della terra sotto i nostri piedi,
E che nessuno di noi sa più dire: rosa, sorella
E sorella morte e eternità casa mia.
E tuttavia oggi ho visto chi piantava il faggio,
Stecco secco, e levava gli occhi,
Come se sopra il suo capo si spandesse già la chioma…”