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Giacobbe in lotta con Dio

Lo scontro di Giacobbe con il Signore diventa scontro con se stesso

“Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino all’apparire dell’alba“.

Genesi 32:25

Sto leggendo con crescente interesse la recentissima autobiografia del pastore valdese, 95 anni, Giorgio Tourn. Tra le cose che mi hanno colpito, e sono tante, c’è quella del racconto del suo primo sermone svolto da studente in teologia sul testo biblico di Genesi 32: la lotta notturna di Giacobbe con uno sconosciuto. Una lotta che cambierà la sua identità. Scrive Tourn :«Siamo in presenza di uno dei testi più affascinanti dell’Antico Testamento sotto il profilo narrativo e complesso sotto quello teologico».[1] Com’è vero! Episodio inquietante che ha ispirato, nel corso dei secoli, tanti commenti diversi per non parlare delle ispirazioni che il racconto di Giacobbe ha suscitato in campo artistico. Per tutte valga quella straordinaria di Marc Chagall esposta al Musée biblique di Nizza. Di quella lotta dalla quale Giacobbe uscirà esausto e sciancato, lo stesso dirà:«Ho visto Dio faccia a faccia e la mia vita è stata risparmiata». È stato un confronto esasperato con Dio ma anche con se stesso. Dopo avere tradito, vent’anni prima, la fiducia del padre per farsi attribuire l’eredità di primogenito, dopo avere ingannato il fratello Esaù, Giacobbe diventa un fuggiasco. Teme la vendetta del fratello che intende ucciderlo. Esaù armato, potente, è ormai vicino. La notte di Giacobbe è quella prima dell’incontro con suo fratello deriso e tradito. La lotta con Dio diventa scontro con se stesso. Consapevolezza del tradimento famigliare. Ma la giornata che si apre vedrà, incredibilmente, non l’esito tragico della vendetta ma la riconciliazione tra Giacobbe e Esaù che «gli corse incontro, l’abbracciò, gli si gettò al collo, lo baciò e piansero»( 33,4). Nello scontro tra cielo e terra l’avversario diventa fratello, il suo volto è quello di Dio.


[1] G.Tourn, La mia Emmaus, Storia di un pastore valdese, Claudiana 2025, pg.33

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