«Ma l’angelo del SIGNORE lo chiamò dal cielo e disse: “Abraamo, Abraamo!” Egli rispose: “Eccomi”. E l’angelo: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli male…”».
Il racconto del sacrificio di Isacco segna un passaggio definitivo nella storia delle religioni: dai sacrifici umani ai sacrifici di animali. Cioè: Dio stesso non vuole più sacrifici umani.
Ricordiamoci: nessun altro secolo ha sacrificato più esseri umani che il secolo in cui siamo nati noi. Questo fatto si deve misurare oggi con il messaggio: Dio non vuole più sacrifici umani.
I testi biblici vanno letti fino in fondo, bisogna vedere come vanno a finire: Caino e Abele, a prima vista scandalizza il fatto che Dio voglia più bene a Abele. Ma, alla fine di tutta la Bibbia, non si può dire che Dio non abbia voluto tanto bene a Caino da dare sé stesso per lui? Non possiamo fermarci alla croce senza leggere anche la risurrezione.
Alla fine, Abraamo è rimasto risparmiato. Isacco è rimasto risparmiato. Ma Dio non si è risparmiato. Ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio… Ecco l’ultima chiamata alla vita.
Che la Parola del Cristo, l’angelo del Signore, afferri la nostra mano, la nostra parola, il nostro pensiero, quando prende il coltello per scannare la promessa, quando alziamo la mano, la parola e il pensiero, per fare del male, quando qualcuno alza la mano contro i figli d’Abraamo che si affacciano sulle nostre coste, la Parola del Cristo ci richiami all’ordine e noi rispondiamo: «Eccomi».
Ecco, non si può tornare indietro, nei cosiddetti bei tempi antichi con i suoi sacrosanti sacrifici eroici. Risparmiare i propri figli, significa anche: lasciare il campo alla nuova generazione. Non è un segno di debolezza, ma un atto di fede. Il Dio d’Abraamo diventa il Dio d’Isacco. Più di tre volte, negli evangeli, Cristo ci chiama dicendo: «Ora andate e imparate che cosa significhi: “Voglio misericordia e non sacrificio”».