“Dunque Malkî-Tzedeq, re di Salem, fece portare del pane e del vino. Egli era sacerdote di El-Elion e benedisse Abraham”
Nel momento in cui questo incontro imprevisto ha luogo, Abraham è reduce da un lungo inseguimento che lo ha portato a recuperare il nipote rapito. Ad accoglierlo, in modo del tutto inatteso, vi è un re che, da quel che ne sappiamo, Abraham non ha mai incontrato prima. Come di consueto, la narrazione biblica è sempre, anche, narrazione simbolica: quest’uomo, difatti, si chiama Malkî-Tzedeq, che in ebraico significa «re giusto».
Ma quel che più colpisce la mia attenzione è che quest’uomo sia anche sacerdote, al servizio di un Dio che porta un nome diverso da quello che Abraham sta imparando a conoscere, ma che non per questo è, necessariamente, un altro Dio. E Abraham accoglie senza remore la benedizione di quell’uomo fedele ad un Dio che, mi piace immaginare, farà dono di alcuni dei suoi tratti anche al Dio di Abraham, che è un Dio degli incontri e che negli incontri rivela il suo volto.
Quest’episodio ha richiamato al cuore una lettura a me infinitamente cara: quella di un dialogo di straordinaria profondità e libertà , a cui hanno dato vita il celebre sociologo Zygmunt Bauman, sempre dichiaratosi agnostico, ed il teologo cattolico Stanislaw Obirek, nel libro intitolato Conversazioni su Dio e sull’uomo:
“Il nostro discorrere – dice Obirek – non consiste in alcun modo in una fusione che livella le differenze o le diversità , ma, piuttosto, le mette allo scoperto e, se così posso dire, le nobilita. Non vedo come un pericolo il fatto di arrischiare un incontro che mi cambierà : il vero dialogo consiste nell’acconsentire al cambiamento. Anzi, sono propenso a spingermi oltre e a dire che senza cambiamento non c’è incontro, né dialogo (…) Mi piace immaginare che, al termine di questo incontro silenzioso in cui vengono scambiati gesti e donate poche, significative parole, Abraham e Malkî-Tzedeq riprendano entrambi il loro cammino, dopo aver appreso, dall’altro e con l’altro, un volto nuovo dell’uomo, di Dio e di sé”.