«Poi Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”».
Il primo capitolo della Genesi descrive la creazione del mondo. In brevi strofe l’autore rende partecipe chi legge questi versetti come si sviluppa la creazione. I primi tre giorni viene creata la struttura: luce, volta celeste e mare/terra (inclusa la vegetazione). Gli altri giorni questa struttura viene man mano riempita: sole/luna/stelle, i pesci e gli uccelli e alla fine gli animali terrestri.
Il nostro versetto sembra interrompere il semplice ritmo del resto della poesia. E’ come se Dio volesse riflettere prima di creare l’essere umano, prima di creare un essere simile a lui, o meglio, un qualcuno con cui Egli possa attivamente entrare in relazione e a cui possa affidare tutta la terra.
L’essere umano come cima di una piramide alla cui base sta tutto il resto della creazione? Guardando il mondo con la crisi climatica in cui viviamo, vediamo che noi esseri umani intendiamo così il racconto. Pensiamo di poter fare del Creato quanto vogliamo.
Peccato solo che questo pensiero oggi ci porta a seri problemi e a sfruttare la terra oltre misura. Penso che convenga cambiare prospettiva e domandarsi: siamo forse le ultime creature non per avere mano libera per sfruttare il tutto, ma perché senza le altre creature non potremmo vivere? Visto così, avremmo ricevuto da Dio un ruolo di cura e responsabilità e non di sfruttamento e distruzione.