«Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. (…) Il Signore è vicino.»
“Proprio non ci siamo! Rallegrasi di che cosa? Del nostro governo, dell’economia che va a rotoli? Mio figlio non trova lavoro da due anni, mio marito lo ha perso e il padrone di casa minaccia di sfrattarci! Che c’è da rallegrarsi? C’è da disperarsi piuttosto!”
La signora che avevo davanti proprio non mi poteva capire nel mio tentativo di annunciare una parola di speranza, pensando al prossimo Natale!
In effetti non è difficile essere tristi anche a Natale! Molte saranno le persone che vivranno questo evento come un giorno qualsiasi di solitudine, di fame, di freddo, di disperazione! Paolo parla molto di gioia in questa lettera. Mentre la scrive, però, le cose non gli vanno particolarmente bene; e anche i filippesi hanno i loro problemi. Questo annuncio non cancella le lacrime e l’angoscia, ma, a sentire l’apostolo, le sospinge drasticamente in secondo piano. La mia situazione personale e quella della chiesa; le preoccupazioni finanziarie; la stessa tragicità della storia e, addirittura, il vivere e il morire sono improvvisamente illuminati da una parola che cambia completamente la situazione:
“Il Signore è vicino”.
Il Signore è vicino: è una parola grande, come le altre della Scrittura, ma è pur sempre una parola. Alla lunga, non si può vivere di parole! Una piccola realtà concreta produce più gioia di una grande parola.
Paolo è convinto che la vicinanza del Signore sia una realtà .
Non è un modo per dire che le cose, a ben vedere, sono meno brutte di come appaiono. Piuttosto vuol dire questo: che il Creatore del cielo e della terra, che si è rivelato in Cristo e agisce oggi nella potenza dello Spirito, ti viene a stanare là dove ti sei acquattata/o, per chiamarti al suo servizio e, in tal modo (mettendoti al lavoro), ti è vicino per aiutarti, consolarti, benedirti.