«Ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre»
Il fenomeno della diversità linguistica è spiegato dalla Bibbia come un fenomeno originato dalla costruzione della torre di Babele, quando gli esseri umani disobbedendo all’ordine di Dio di disperdersi sulla faccia della terra per ripopolarla, decisero invece di stanziarsi nella pianura di Scinear e di costruire una città e una torre la cui cima doveva giungere fino al cielo. La confusione del loro linguaggio spezza l’unità linguistica che era alla base del mastodontico progetto, creando il caos nel popolo, che abbandona la costruzione della torre. La tradizione cristiana ha interpretato la perdita della lingua unica come un’ennesima caduta; privati della lingua delle origini gli esseri umani avevano perso la possibilità di un contatto diretto con Dio. Tuttavia, il Babele trova la sua redenzione nella venuta di Cristo.
Contrariamente al mito di Babele, che rappresenta la confusione e l’incomunicabilità , la Pentecoste rappresenta l’anti-Babele; la discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste crea la comunicabilità abbattendo le barriere linguistiche, permettendo a ciascuno di ascoltare l’unico messaggio di Cristo nella propria lingua.
Tra le differenze che distinguono gli esseri umani, la lingua costituisce una differenza importante in quanto un fattore culturale per eccellenza. La lingua non è un fine ma uno strumento di comunicazione; veicola i valori di una cultura, i modi di pensare e di vivere di un popolo e la sua visione del mondo.
Il fatto che alcune lingue sono più diffuse di altre non significa che sono migliori, ciò è dovuto in larga misura ai fenomeni della colonizzazione e della globalizzazione culturale.
Tutte le lingue e tutte le culture, sono amate da Dio; sono coinvolte nella proclamazione della Buona Novella di Cristo. Attraverso il dono delle lingue, Luca, autore degli Atti degli apostoli, descrive la chiesa nascente come una chiesa dentro cui le diverse lingue sono riconosciute e integrate nella proclamazione delle grandi cose di Dio, così pure nel confessare che Gesù Cristo è il Signore. Lo Spirito Santo, non è per l’uniformità ma per la pluralità , perché Dio ci chiama a servirlo e a lodarlo nella pienezza di noi stessi, così come siamo stati creati, con le lingue e i doni che ci sono propri. La fedeltà a Dio richiede che siamo fedeli a noi stessi.