«”Ora, o mio Signore, tu lasci andare in pace il tuo servo, secondo la tua parola; perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli per essere luce da illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele.”» Luca 2, 29-32 (Luca 2, 25-35)
Noi vogliamo vedere come finiscono le cose. Quante cose sono iniziate bene e finite male o rimaste senza conclusione. Simeone si accontenta di vedere l’inizio. Con gli occhi resi acuti dalla lunga attesa vede nel neonato che i giovani genitori hanno portato nel tempio per adempiere quanto prescritto dalla legge per il loro primogenito, tutto il progetto di salvezza di Dio. Visto che si tratta del progetto di Dio, basta vedere il lungamente atteso inizio, per essere certi che arriverà a compimento. Nell’inizio è già contenuto il compimento.
Simeone vede nel bambino presentato nel Tempio del Dio d’Israele la salvezza che sarà luce e speranza non soltanto del popolo ebraico, ma di tutte le genti, di tutta l’umanità . Israele avrà soltanto la gloria di aver dato i natali al Salvatore. In Gesù Cristo, ebreo di nascita, si compie la missione che, secondo le antiche profezie, Dio aveva affidato al suo popolo: essere “la luce delle nazioni, lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra.” (Isaia 49,6)
Duemila anni di cristianesimo ci pongono la domanda: Simeone ha visto giusto? Il suo vecchio cervello ha fatto confusione? Nella vecchiaia può succedere. O Simeone, pieno di Spirito Santo, ha visto qualcosa che a noi ancora sfugge? Qualcosa che sta al di là dell’antigiudaismo e antisemitismo della cultura cristiana, al di là delle guerre di religione, al di là delle chiese con i loro dogmi e la loro storia, al di là del dialogo ecumenico e interreligioso con cui recentemente abbiamo iniziato a dare una nuova prospettiva alla convivenza delle fedi sulla terra? Un Salvatore, al di là delle religioni, che porta finalmente a tutti riconciliazione e pace, riunisce tutti, aldilà di tutte le differenze, nella stessa prospettiva di salvezza?