Sinodo della Chiesa protestante unita di Francia
Torre Pellice, 3 Giugno 2022
A nove anni dalla costituzione della Chiesa protestante unita di Francia (EPUdF), che vide la piena integrazione della Chiesa riformata di Francia e della Chiesa evangelica luterana di Francia, il Sinodo nazionale è tornato a riunirsi a Mazamet.
Dico tornato perché, quando le due chiese non erano ancora unite, i riformati di Francia si ritrovarono qui già in altre occasioni, in questa piccola città ai piedi della Montagna Nera che si trova nell’estremità meridionale del Massiccio Centrale.
Le acque della Montagna Nera servivano ad alimentare il Canal du Midi, costruito tra il 1666 e il 1681 perché la regione di Tolosa potesse avere uno sbocco sul Mediterraneo. Con l’altro canale della Garonne, si collegarono così, le acque dell’Oceano a quelle del Mediterraneo, Bordeaux a Sète.
Anche questa costruzione contribuì ad un grande sviluppo dell’industria tessile e Mazamet divenne il centro mondiale del processo del délainage, il processo che consiste nel separare la lana dalla pelle delle pecore, lavorando sia la lana sia la concia del pellame. Questa industria ebbe una fortissima impronta protestante. Gli imprenditori – tutti riformati – vivevano la dimensione del lavoro come vocazione, avevano a cuore la dimensione sociale ed erano di orientamento decisamente progressista.
Mentre già nella seconda metà del Settecento i protestanti rappresentano l’83% della popolazione, l’Ottocento diventa il secolo d’oro per Mazamet: numerose sono le vocazioni pastorali, si costruiscono parecchi templi, le opere diaconali fioriscono un po’ ovunque, dalle biblioteche alle iniziative nei confronti dei poveri, dai primi asili nido alla costituzione della Lega per i diritti umani. Mazamet diventa una piccola capitale protestante, laica, repubblicana.
Alla fine dell’Ottocento più di una cinquantina di fabbriche esportavano nel mondo intero i loro prodotti.
Oggi, a causa della concorrenza australiana e cinese e del conseguente spopolamento di questo territorio, rimangono poco più di cinquecento famiglie protestanti però estremamente dinamiche e piene di iniziative.
Settantacinque anni fa, nel 1947, si tiene a Mazamet il quarantesimo Sinodo della Chiesa riformata di Francia. Il pastore Marc Boegner, presidente della Chiesa riformata di Francia e poi della Federazione protestante, tiene il discorso inaugurale del Sinodo. Boegner, figura di primo piano anche per quanto riguarda il dialogo ecumenico fu fra i primi, durante il secondo conflitto mondiale, a denunciare con forza le leggi razziali nei confronti degli ebrei.
All’indomani del secondo conflitto mondiale, Boegner riconosce le lacerazioni profonde che la guerra ha creato, le chiese locali sono divise e drammaticamente impoverite, soprattutto quelle delle zone rurali, che si sono svuotate. Boegner indica soprattutto gli uomini fra i disertori del culto e delle attività ecclesiastiche. Eppure annunzia con determinazione la risurrezione del protestantesimo francese contro il pessimismo di chi si accontenta di assistere impotente alla sua agonia.
Intanto si moltiplicano le vocazioni per la funzione dei colportori, degli assistenti di chiesa che spesso sono donne anche se non ricevono ancora un adeguato riconoscimento della loro vocazione.
Il secondo Sinodo che si tiene a Mazamet ha luogo nel 1996, appena ventisei anni fa. In quell’occasione si adotta una nuova liturgia, ma, di nuovo, si decide di mettere da parte la paura di molti di non riuscire a sostenere il costo di nuovi posti pastorali che sono necessari.
Tutti coloro che ricevono la necessaria formazione per il pastorato dovranno essere assunti, il loro costo dovrà essere sostenuto senza alcun timore e bisognerà cercare di superare le difficoltà laddove venga a mancare la solidarietà fra le regioni della chiesa più ricche rispetto a quelle più fragili, sia numericamente, sia economicamente (l’EPUdF è organizzata in otto regioni dove quelle del Nord sono più fragili e più povere).
Infine, il presidente Michel Bertand, sviluppa la riflessione sull’accoglienza e sulla relazione che le chiese devono avere con gli stranieri che si trovano in Francia e sono spesso discriminati.
Insomma, tutte questioni che ci hanno riguardato e ci riguardano tuttora molto da vicino.
Il tema del Sinodo di quest’anno, vastissimo, riguarda la missione della chiesa e i suoi ministeri. Si tratta, come accade secondo la consuetudine delle chiese storiche della Riforma in Francia, di un lungo percorso sinodale, articolato su parecchi anni e volto a discernere e a ridefinire una visione globale e i nuovi possibili orientamenti su questi due temi che sono strettamente legati.
I Sinodi regionali, riunitisi nello scorso novembre, hanno già discusso su un ampio documento preparatorio ed hanno inviato le proprie osservazioni. Il Sinodo ha così dibattuto su una nuova bozza ed ha infine approvato due documenti.
Il primo rappresenta una “Carta per una Chiesa di testimoni”. Si tratta di accogliere la sfida che riguarda il cuore della vocazione della chiesa, in ogni generazione. Davanti alla secolarizzazione crescente, alla diffidenza generalizzata e alla perdita di credibilità che stanno vivendo le chiese della Riforma nella Francia laica, i cristiani protestanti non possono non dirsi colportori di vita. L’invito pressante è quello ad aprirsi agli altri con maggiore coraggio e a fare della missione una fonte di gioia, riponendo fiducia nella potenza dello Spirito Santo.
La presidente del Consiglio nazionale dell’EPUdF, Emmanuelle Seyboldt, riprendendo i due episodi collegati della tempesta sedata e della guarigione dell’indemoniato di Gerasa, ha insistito sul fatto che i cristiani non hanno nulla da temere, poiché in Gesù Cristo hanno ricevuto tutto: la vita, la gioia e la pace. Per questa ragione non devono avere timori a prendere la parola per denunziare le tante ideologie di morte nel nostro tempo in nome del Vangelo.
Il secondo documento approvato riguarda i grandi orientamenti per la missione della chiesa e dei ministeri oggi. Si tratta della volontà di tornare a sognare, a cogliere le occasioni che il nostro tempo ci offre, di recuperare una spinta missionaria che deve essere perno della testimonianza di una chiesa.
Si tratta anche di individuare nuove forme di ministeri che rispondano alle necessità a livello locale, regionale, nazionale. I documenti approvati verranno inviati alle chiese locali per essere nuovamente discussi nei Sinodi regionali dell’autunno del 2023 ed essere ripresi in via definitiva nel Sinodo nazionale fra due anni, nel 2024.
Malgrado i due anni di pandemia che, come da noi, hanno segnato pesantemente la vita delle chiese, le finanze dell’EPUdF reggono. Le contribuzioni sono persino aumentate, si attestano attorno ai 26 milioni di euro, ma diminuisce in modo costante il numero dei foyer che contribuiscono, scendendo sotto il numero di quarantamila.
La mancanza di vocazioni al pastorato ha portato a circa settanta sedi vacanti sulle quattrocento chiese che costituiscono la Chiesa unita. Non bastano le vocazioni tardive che anche in Francia stanno aumentando, con un significativo numero di richieste a svolgere il loro servizio in Francia da parte di pastori e pastore che vengono dall’estero. Per questo si sta pensando a nuovi ministeri che andranno definiti lasciando da parte i termini obsoleti di “missionario” o “evangelista”, riprendendo la possibilità di avere dei diaconi salariati. Cercando attentamente di non sminuire il servizio volontario che rimane fondamentale per la vita della Chiesa.
L’Istituto protestante di teologia continua il suo servizio fortemente supportato dalle chiese e dal Consiglio Nazionale dell’EPUdF, articolato nelle sue due sedi di Montpellier e di Parigi.
La scommessa, insomma, è quella di sapere riconoscere le evoluzioni rapidissime che la nostra società e anche le nostre chiese stanno vivendo. Si devono rivedere, in tempi brevi, le priorità . Passando dal servizio che veniva reso ad un’assemblea di abitudinari fra le mura rassicuranti dei vecchi templi alla testimonianza esterna, creativa e articolata con modalità del tutto nuove. Scommessa che appare assai impegnativa, ma non ulteriormente rimandabile. Nel riconoscimento di una fragilità creativa che si chiede allo Spirito del Nazareno di accompagnare e benedire. Senza paura, per scegliere la vita (Deut. 30), come è stato ricordato dalla presidente Seyboldt.