Gentilezza, rispetto, sostegno, comprensione sono alcune delle cose che ci aspetteremmo dall’altro che incontriamo
Dice Gesù: «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti».
Matteo 7,12
Tra tutte le parole di Gesù riportate dai Vangeli, queste sono probabilmente le meno originali. Nel 1961 l’artista statunitense Norman Rockwell dipinse La regola d’oro, un quadro olio su tela che rappresenta una trentina di persone affollate, di età, etnia e cultura diverse, con la scritta sovrimpressa “Do unto others as you would have them do unto you” (“Fai agli altri quel che vorresti facessero a te”), che poi è stato riprodotto in forma di mosaico nel 1985 e posto all’ingresso del Palazzo di Vetro, la sede centrale delle Nazioni Unite a New York. L’artista creò l’opera come segno dell’universalità umana, in quanto la regola d’oro è presente in qualche forma in tutte le culture del mondo.
Dovremmo rimanere male del fatto che Gesù dica qualcosa che hanno detto anche altri oltre a lui? Tutt’altro, ci saremmo dovuti preoccupare, piuttosto, se un’idea così universale non fosse stata presente anche nel repertorio cristiano.
Per quanto il cristianesimo abbia una propria specificità e per quanto al proprio interno siano presenti ancora più distinguo, è illuminante che ci sia un concetto, anzi un comandamento, in comune con tutte le donne e gli uomini del pianeta. Non solo, dovrebbe porre noi cristiani in atteggiamento di parità con loro.
Oltre a questo, per rispondere a questo comandamento, è necessario pensare a cosa vorremmo che gli altri facessero a noi. Gentilezza, rispetto, sostegno, comprensione, pazienza, attenzione, cura: questa almeno la mia lista. Lascio a chi mi legge la libertà di stilare la propria.