Gioia, speranza, fiducia e partecipazione alSinodo della Chiesa protestante unita di Francia
Torre Pellice, 16 Maggio 2018
“Magnifico è il Signore!”: con queste parole lapastora Emmanuelle Seyboldt, presidente del Consiglio nazionale della Chiesaprotestante unita di Francia, ha dato avvio ai lavori del Sinodo nazionalefrancese tenutosi a Lezay dal 10 al 13 maggio. Il discorso della presidente, ricco di richiami alla gioia e alla fiduciain Dio, una splendida e calorosa accoglienza per tutti i delegati (inparticolare per gli invitati) da parte degli organizzatori e dei membri dellachiesa ospitante e un territorio circostante rurale molto ben gestito e bucolicohanno fatto respirare un’atmosfera di grande serenità e rilassatezza.
E’ stato un Sinodo senza decisioni importantianche se incentrato su una rilevante novità : non più solo lunghe ore direlazioni e discussioni ma il tentativo di “vivre d’un appel” (vivere rispondendoa una chiamata) attraverso un’animazione teologica condotta in numerosi momentidelle diverse giornate in un cammino coinvolgente e stimolante.
In tanti hannotenuto a precisarmi che era il primo anno nel quale i lavori si svolgevano inmodo così diverso ma da parte di tutti ho percepito la gioia e la voglia di sperimentare.Ero in presenza di un’assemblea molto variegata per età e provenienza ma non hovisto nessuno sottrarsi a questo nuovo (per il Sinodo) modo di rileggere la Parola di Dio, di farlapropria con la riflessione e la condivisione con gli altri, di lasciarsi trascinarenel diventare testimoni di Gesù Cristo.
Riprendendo il discorso della pastora Seyboldt,abbiamo potuto comprendere come “il nostro modo d’essere sia indissolubile daciò che pensiamo e crediamo, perché credere e vivere, pensare e fare, pregare eagire sono legati”. La nostra vita, in ogni istante, può rispondere allachiamata di Cristo e diventare testimonianza del Suo messaggio di speranza.
Un Sinodo, dunque, che mi ha fatto riflettere: èimportante, anzi necessario, anche in un momento assembleare, essere capaci diallontanarsi dalle questioni organizzativo-burocratiche, anche se con uncontenuto etico o politico. E diventa una sfida sempre più urgente saperrendere più forte e centrale, e non solo nei momenti liturgici, il nostroascolto della Parola di Dio mettendo da parte un po’ del nostro protagonismo. Perché,come dice Martin Luther King, “con questa fede saremo capaci di trasformare questemontagne d’incredulità in pietre di speranza” e perché, come ha conclusoEmmanuelle Seyboldt: “Magnifico è il Signore. Tutto il mio cuore per cantareDio!”