“Comportatevi come figli di luce, poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità”.
La Lettera agli Efesini è una miscela di teoria e prassi, di teologia fondamentale e istruzioni. Il pensiero centrale della lettera è questo: il male nel mondo c’è, le tenebre ci sono, ma Dio è più forte del male, Cristo ha già vinto il potere oscuro. C’è stata una guerra per la salvezza, Cristo regna già, assieme con Dio, sull’universo intero. La lettera è come un disegno dell’ultima battaglia di Cristo contro le forze alleate del male, “contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti” (Efesini 6, 12). La grande guerra è già stata vinta metafisicamente, ma sulla terra continua ancora la battaglia della fede. “Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo.” L’armatura completa è composta dalla verità come cintura, dalla giustizia come corazza, dallo zelo dato dal Vangelo della pace come calzatura, dalla fede come scudo protettivo generale: “Prendete l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la Parola di Dio.” Il mondo dei primi cristiani era un mondo in continua guerra. “I tempi sono malvagi”, questa è la valutazione complessiva sul proprio presente che troviamo nella lettera agli Efesini (Efesini 5,16). Il vocabolario non è molto diverso rispetto a quello che troviamo anche nell’ultima richiesta formulata nel Padre Nostro: “Liberarci dal maligno!”. La comunità che prega con queste parole non si rinchiude in un piccolo cerchio di persone convinte di stare dalla parte della verità e della giustizia. Coloro che pregano così sanno che hanno sempre bisogno di un comportamento all’altezza della propria vocazione ricevuta: “In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore” (Efesini 5,8a). “Più luce!” Queste furono le ultime parole di Goethe, si dice. Abbiamo bisogno di questo, che ci sia più luce nel mondo, anche attraverso la nostra presenza. Stampa