«Così dunque non siete più né stranieri né ospiti; ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio»
Questo versetto si trova nella migliore tradizione universale e inclusiva di Gesù di Nazareth e del cristianesimo delle origini.
Qui nel nostro brano dalla mano di un discepolo di Paolo non c’è il noi e il voi, non c’è l’esclusione, non c’è il confine fra chi è dentro e chi è fuori, siamo tutti uno in Cristo, facciamo tutti e tutte parte della famiglia di Dio.
Ed è qui che il nostro brano ci interroga: oggi miliardi di persone sono escluse dall’accesso all’acqua potabile e al cibo, sono condannate a morire di fame mentre noi ogni anno buttiamo via tonnellate di cibo.
Altrettanto tante persone sono escluse da un minimo di benessere, non hanno accesso alle scuole, non possono vivere in un ambiente sano e curato, non hanno accesso a nessun servizio sanitario, non hanno nessuna sicurezza sociale, persone senza futuro spesso chiuse a chiave in fabbriche oscure dove lavorano e dormono come schiavi per produrre con i minor costi possibile al fine di aumentare il profitto di pochi.
I perdenti di questo esclusivismo sono la creazione che viene sfruttata e sporcata e avvelenata fino all’orlo del collasso, i perdenti sono le persone escluse, più dell’80% della popolazione mondiale.
Essere parte della stessa famiglia significa in concreto fare spazio, vivere in modo inclusivo, non escludere nessuno. Solo così tutti e tutte possono avere una vita degna di essere chiamata così in un mondo non più al collasso ma condiviso.