Il 3 marzo a Bergamo valdesi e metodisti riflettono sulla pratica ecumenica
Torre Pellice, 8 febbraio 2018
Il tema dell’ecumenismo torna al centro della vita del secondo distretto delle chiese valdesi e metodiste che raggruppa le comunità dell’Italia settentrionale e della Svizzera. L’occasione è un convegno che si terrà a Bergamo sabato 3 marzo per ricordare gli ottocento anni del famoso Colloquio che ebbe luogo nei pressi della città. Ultramontani e Italici (poveri lombardi) si confrontarono sulle reciproche posizioni teologiche rispetto a diversi aspetti, non ultimo il rapporto e le relazioni con la Chiesa di Roma.
«La sfida è abbastanza ambiziosa – dichiara il pastore Italo Pons, delegato della Tavola Valdese per il secondo distretto. Vorremmo fare il punto sul cammino ecumenico intrapreso dalle nostre chiese per comprendere cosa accade nelle comunità. Sembrerebbe che per alcune piccole chiese l’ecumenismo sia una delle attività più rilevanti sul fronte della loro testimonianza esterna. Questo è dovuto certamente al fatto che molte persone entrate a far parte delle nostre chiese provengono dal cattolicesimo e si impegnano in prima persona nel dialogo ecumenico. Per contro permangono molti membri di chiesa che nutrono uno scarso interesse per questo tema».
Il convegno vedrà anche la presenza del presidente della Federazione protestante francese, il pastore François Clavairoly, che vanta un’importante esperienza in ambito ecumenico. «La sua presenza – prosegue il pastore Pons – qualifica certamente l’appuntamento sia per l’elevato profilo culturale e spirituale che lo distinguono (è membro del Groupe des Dombes, un gruppo di dialogo ecumenico composto da teologici cattolici e protestanti francofoni che si incontra annualmente a partire dal 1937), sia per la sua conoscenza approfondita delle grandi tematiche ecumeniche e interreligiose del passato e del presente».
La necessità di confrontarsi sul tema dell’ecumenismo viene dall’ultima conferenza distrettuale, l’assemblea decisionale delle chiese valdesi e metodiste dell’area settentrionale e svizzera. «Anche se con i cattolici romani permangono divisioni importanti su alcuni temi – afferma Andrea Magnano, presidente della Commissione distrettuale – vi sono chiese valdesi e metodiste che tessono importanti relazioni ecumeniche cariche di gesti di riconciliazione e di riconoscenza, superando le divisioni dottrinali». La scelta di restringere il campo di analisi al dialogo con un’unica confessione cristiana è voluta: «L’idea – conclude Magnano – è quella di compiere una riflessione interna alle nostre chiese per avere un’istantanea delle diverse sensibilità ecumeniche presenti».