«Getta il tuo pane sulle acque, perché dopo molto tempo lo ritroverai. Fanne parte a sette, e anche a otto…»
Queste parole del Qohelet possono suonare come le parole di un pazzo. Eppure assomigliano a quelle di Gesù quando, nel Sermone del monte, ci invita a non preoccuparci del domani.
Sembrano dire: “Vai sui sentieri della vita a viso aperto, con il sorriso, verso l’avvenire. Il miglior modo per sperare in un avvenire bello è quello di non pensarci troppo. Non fare ‘riserva’ di vita, ma vivi con pienezza tutto ciò che ti offre. Anzi ‘spreca’ il tuo pane, tutte le energie che hai, non risparmiarle, perché tutto quello che butti sulle acque della vita lo ritroverai.”
Conservare significa sempre perdere. Invece condividere a piene mani, anche al rischio di sprecare, è l’unica chance di ritrovare quello che hai ricevuto.
La vita, insomma, non è una faccenda di calcolo, di strategie, di precauzioni. La vita è questione di fiducia, di generosità , di audacia. Puoi avere fiducia nella vita e nella fonte della vita, che è Dio.
Perché puoi avere fiducia nella vita e nel Dio della vita?
Anzitutto, perché la vita porta dentro di sé una forza di guarigione straordinaria. La vita ti guarisce, molto spesso, dalle ferite della vita stessa. Fenomeni misteriosi in cui nessuno scienziato ci capisce nulla. Se ti rompi un osso, la frattura si salda in pochissimo tempo. Se subisci un intervento anche importante dopo pochi giorni tutto si cicatrizza. Ed è così anche per le sofferenze psicologiche.
È la forza del Dio della vita che agisce in te.
Per questo, come viene detto più avanti, devi ricordarti del tuo Creatore. Perché senza Dio c’è il rischio concreto che tu non ti accorga del dono della vita e della gioia della luce del sole.