«Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori.»
La voce di Dio è udibile. Dio non resta chiuso nel suo mistero, ma si apre, vuole comunicare. Non vuole solo essere il Dio universale, vuole essere il nostro Dio, vuole che ognuno e ognuna di noi possa rivolgersi a lui e chiamarlo: mio Dio. Vuole che “mio Dio” significhi anche: mio amico. Gesù ai suoi discepoli ha detto: «Non vi chiamo più servi, ma amici». Se ci chiama amici è per metterci in azione, per coinvolgerci in un progetto di vita che significa salvezza non solo per noi, ma per tutti.
La voce di Dio risuona per questo scopo. Non sopporta un ascolto distratto. Non è possibile udire la sua voce senza prestarle ascolto. La condizione per ascoltare la voce di Dio è meditare spesso la Bibbia. Udiamo quella voce quando una parola biblica particolare si mette a vibrare e ci tocca. Poi quella voce ci accompagna nel corso dell’esistenza e ci aiuta a riflettere su quanto avviene, a vedere quello che possiamo fare e a farlo.
L’assurdo è indurirci quando l’ascoltiamo. Dio si rivolge a noi con passione, e noi facciamo in modo che il nostro cuore diventi impermeabile come la pietra. Ci interessiamo ad altro. Questo non può accadere. Eppure accade, è accaduto molte volte nella storia del popolo di Dio. Accade quando siamo convinti di potercela fare da soli. È un atteggiamento insensato; sensato è volgerci verso Dio, restare in ascolto, ubbidire.