ArticoliUn pensiero in libertà

Donald Trump e la Bibbia

Nuovo appuntamento con la rubrica “Un pensiero in libertà”

In tempi recenti, da parte di alcuni studiosi dei testi sacri, si ipotizzava con estrema cautela una riapertura del canone biblico, una revisione del novero degli scritti considerati normativi per la fede, per accogliervene anche altri, antichi, rilevanti per lʼinterpretazione della figura di Gesù. Ebbene: senza scrupolo alcuno, almeno sul piano editoriale, Donald Trump ha riaperto il canone biblico.

Già nel 2021, in occasione del 20° anniversario dellʼattentato alle Torri Gemelle, Trump aveva promosso una edizione della Bibbia, nella vecchia traduzione di Re Giacomo, inserendovi la Costituzione americana, la Dichiarazione dʼindipendenza e altri testi patriottici, quasi fossero integrazioni al testo biblico, insieme a simboli dellʼimmaginario statunitense, come lʼeffige dellʼaquila americana. Oltre al sottotitolo, “Dio benedica gli USA”, la copertina in pelle recava sullo sfondo una bandiera a stelle e strisce. Il tutto al prezzo di 60 dollari a copia. Nel pubblicizzare il prodotto, Trump affermava: «È il mio libro preferito; tutti dovrebbero averlo a casa». Oggi, sotto la sua seconda presidenza, quella Bibbia viene riedita con un ulteriore bonus: una selezione dei discorsi di Trump, per i quali lui incassa i diritti d’autore. Un quinto evangelo? Nuovi scritti apostolici? Un nuovo Messia? Chissà…

Avere una Bibbia in casa non equivale a leggerla. E la sua eventuale lettura non garantisce che se ne comprenda il senso. La Bibbia può essere anche ridotta a oggetto, talvolta pregiato, ma nientʼaltro che un oggetto. E, come con un qualsiasi oggetto, se ne può fare del marketing. Usare lʼautorità riconosciuta alla Bibbia dai credenti sul piano spirituale, non già per testimoniare di Gesù Cristo – ciò che solo le conferisce quellʼautorità – bensì per santificare Stati, etnie, governi, politiche, personaggi, guide religiose, significa abusarne. È blasfemìa.

Per capire il ruolo della Bibbia e quale ne sia lʼautorità è sufficiente guardare il simbolo della Chiesa valdese. A brillare nelle tenebre non è la Bibbia, pur aperta, ma è la candela accesa che vi sta sopra, è Gesù Cristo. È lui a illuminare anche la Bibbia e a permettere di incontrarvi la Parola di Dio. Senza di lui – senza quella candela – tutto, Bibbia inclusa, resta nelle tenebre.

È difficile dire se Trump, malgrado le sue aggiunte alla Bibbia delle quali non si sentiva necessità, abbia compreso qualcosa di Gesù Cristo, della Parola di Dio crocifissa. Di certo però, se un libro vien posto senza riguardo al di sopra di una candela accesa, o la spegne schiacciandola oppure ne verrà bruciato.

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