“Tu sei il mio rifugio, tu mi proteggerai nelle avversità, tu mi circonderai di canti di liberazione”.
Salmo 32,7
Vi sono momenti della nostra vita, momenti difficili, nei quali ci sentiamo trascinati nell’oscurità del “non senso”.
Molte traiettorie umane, alcune assai più di altre, sembrano catapultate in una voragine senza fine, senza altra dimensione destinale che non sia quella dell’annientamento. In altri casi siamo noi stessi (consapevolmente o inconsapevolmente) causa delle altrui avversità. Lasciati a noi, la nostra vita non sembra dunque far altro che muoversi sul bordo dell’abisso.
Ciò è tanto più vero nelle nostre società avanzate, nelle quali, fatta ovviamente salva l’esistenza di strutture sociali destinate specificamente alla cura, lo scacco, la sconfitta, il valore esistenziale della perdita possono essere esorcizzate, poste fra parentesi, senza che venga meno, attraverso l’occultamento, il loro valore intrinseco di minaccia.
Quando preghiamo il Signore nella nostra preghiera abituale dicendo “liberarci dal male”, non lo preghiamo certo di accorciare o scansare per noi le difficoltà della nostra esistenza, di renderla un pavimento levigato, quanto di essere al nostro fianco. Lo preghiamo di salvarci dal male in quanto nulla angoscioso che ci si para davanti come oscuro orizzonte senza alcuna speranza, senza alcun rifugio.
Qui la liberazione ci viene incontro nella consapevolezza di non essere lasciati soli nell’abbandono anonimo dell’essere, ma di venire invece amorosamente circondati e protetti, attraverso gli ostacoli della nostra vita, e questo proprio nonostante il nostro incedere possa essere un cammino rischioso e irto di difficoltà.
In ogni momento il Signore è pronto a donarci la sua ala sotto la quale possiamo essere protetti, la sua mano che ci sostiene e ci guida: non si tratta di una visione meramente consolatoria, un altare inautentico o un idolo costruito a bella posta, ma la porta di accesso a un valore profondo dove considerare la pienezza della nostra vita in tutto il suo portato, proprio in quanto è sorretta dalla mano di Dio.