Per Dio, l’altro non è un nemico, è piuttosto un fratello da accogliere e amare
“Il Signore discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano. E disse: «Confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca la lingua dell’altro!» Così il Signore li disperse su tutta la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città”.
Genesi 11,5 e 7
Nel racconto della Torre di Babele, ai primordi della storia, dopo il diluvio, un gruppo di persone erranti decide di stanziarsi per realizzare una torre molto alta dentro una città attorniata da mura per difendersi dai nemici. Dio vede il loro progetto e li disperde. Qui, il “disperdersi” significa spargersi, diffondersi sulla terra, secondo il progetto di Dio che aveva detto: «moltiplicatevi e riempite la terra…» (Gen. 1,28).
Al contrario, questo gruppo di persone si ferma perché teme il diffondersi, l’incontro con l’altro e sceglie di porre fine al suo errare legandosi a un territorio.
Ma il progetto di Dio per l’umanità è un altro: Dio disperde per “riempire la terra”, provoca quello “spargersi delle nazioni” che benedice e approva. Non si tratta del castigo di chi tenta un assalto titanico verso il cielo per innalzarsi come Dio. La torre da innalzare fino al cielo è, invece, il desiderio di espandersi verso uno spazio improprio, è una spinta verso il vuoto piuttosto che verso la terra abitata, verso il cielo deserto, piuttosto che verso il mondo popolato da persone.
La chiusura è la risposta alle proprie paure perché dà sicurezza. Il dubbio e il sospetto verso gli altri, che diventano una minaccia, prevalgono sull’accoglienza, sul dialogo fecondo. L’altro diventa nemico.
Ma per Dio, l’altro non è un nemico, è piuttosto un fratello da accogliere e amare. Dio confonde le lingue per fare spazio alla fraternità. La stessa cosa accadrà a Pentecoste, perché il parlare lingue diverse significa aprirsi alla comunicazione feconda con l’altro. La confusione diventa diffusione e la dispersione diventa disseminazione feconda.
L’episodio di Babele, dunque, è un invito all’apertura senza paure, un invito al confronto fra nazioni, chiese, popoli, culture, religioni…