O Signore, insegnami la tua via; io camminerò nella tua verità; unisci il mio cuore al timor del tuo nome.
Salmo 86:11
Perciò Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre.
Filippesi 2:9-11
Leggendo i versetti proposti per questa domenica non posso evitare di richiamare alla mente il concetto di “libertà”. Noi siamo abituati e abituate a pensarci liberi e libere, cioè capaci di fare le nostre scelte autonomamente. La libertà che abbiamo conquistato, almeno in questa parte di mondo, è davvero irrinunciabile vista la fatica fatta per ottenerla.
I due passi scelti per questa giornata, al contrario, ci invitano alla sottomissione. Credere, dunque, significa rinunciare alla nostra libertà? Se è così credere non ha senso. Ma questo è un errore di parallasse, un errore di prospettiva. Questi due piccoli frammenti di Bibbia ci invitano a riflettere sulla nostra condizione di creature. Sulla giusta posizione che ci è chiesto di assumere nel mondo.
È importante sottolineare che, agli occhi di Dio, considerarci creature non vuol dire essere “pupazzi” nelle mani di un burattinaio, per quanto divino. Nella nostra vita, riconoscere la sovranità del Dio che ha innalzato Gesù sopra ogni cosa, significa poter finalmente mettere da parte la nostra ansia da prestazione. Questi versetti ci dicono che in compagnia di Dio finalmente non siamo più obbligati a essere migliori per forza.
Consegnare a Dio le nostre vite (“piegare le ginocchia” o “timor del tuo nome”, come dicono i testi scelti) significa credere che neanche la morte sia in grado di mettere la parola fine nelle nostre vite perché siamo stati, per Grazia sola, chiamati a essere figli e figlie di Dio.
Il dono che ci è stato fatto non può lasciarci inerti, è troppo prezioso; esso ci invita alla testimonianza e al cammino. Non è facile ma è una sfida, una sfida alla quale tutti i cristiani e le cristiane sono invitati e chiamati.