«Non è dunque per la tua giustizia che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà il possesso di questo buon paese; perché sei un popolo dal collo duro. Ricòrdati, non dimenticare come hai provocato all’ira il SIGNORE, il tuo Dio, nel deserto. Dal giorno che uscisti dal paese d’Egitto, fino al vostro arrivo in questo luogo, siete stati ribelli al SIGNORE»
Ricordati, e non dimenticare. Non dimenticare come hai provocato ad ira l’Eterno.
Le parole che spendiamo oggi non costituiscono prova di per sé dell’aver imparato la lezione della storia: diventano più spesso atto d’accusa a nostro carico quando smascherano la nostra stessa incoerenza. Non è dunque per la tua giustizia che il SIGNORE, il tuo Dio, ti dà il possesso di questo buon paese; perché sei un popolo dal collo duro. Popolo dal collo duro, che dice di fare memoria del passato, ma dimentica di applicarla al suo agire quotidiano.
Non dimenticare. La memoria può perdersi e confondersi. E il cristiano non può permettere che questo accada. Non può permettere che la storia venga stravolta, che gli errori le tragedie del passato vengano occultate o ridimensionate, o addirittura trasformate in vanto.
Non può farlo, perché questo ha conseguenze funeste sul presente e sul futuro. Ma non può farlo, soprattutto, perché quello della memoria da conservare è un preciso comandamento biblico.
E questa memoria alla quale la nostra fede ci chiama ha alcune precise caratteristiche.
Anzitutto, non è un esercizio di tipo meramente intellettuale. I credenti non sono degli appassionati di storia: la memoria biblica è una memoria attualizzata, è partecipazione appassionata al passato per vivere il presente e il futuro.
In secondo luogo, se si coltiva la memoria delle persecuzioni passate, non è per vittimismo, né per crogiolarsi nel mito di un glorioso passato di persecuzioni e resistenza, ma perché noi stessi corriamo il rischio di comportarci come i nostri oppressori di un tempo.
Infine, la memoria deve essere critica e autocritica. Non è autocelebrazione, non è creazione di una mitologia. Nel deserto, Israele ha cominciato a mormorare contro Dio: ha avuto paura della libertà e ha cominciato ad avere nostalgia della schiavitù, delle pentole di carne e del pane mangiato a sazietà (Esodo 16:3). Una memoria distorta, persa e confusa: Israele ha dimenticato le catene d’Egitto, e ricorda solo il pane e le pignatte colme di carne. Come chi ha dimenticato gli orrori del nazismo e del fascismo, e ricorda solo che i treni arrivavano puntuali.
Abbiamo bisogno di coltivare la memoria, in un mondo che sembra vivere senza memoria. Preghiamo e ricordiamo, affinché il Signore ci dia una fede e una memoria vigile, lucida, critica e autocritica.