«Tu amerai il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze»
Questo versetto del Primo Testamento è la parte centrale del cosiddetto Sch’ma Israel, della preghiera che ogni ebreo credente recita la mattina e la sera. Non è solo un comandamento, è molto di più: è la promessa che l’amore di Dio non abbandonerà il cuore, l’anima e le forze di questa persona. Letto così è quasi una promessa che Dio fa alla persona che esprime questa preghiera.
Per illustrare questo primo versetto ne è stato scelto un secondo dal Nuovo Testamento. Paolo scrive: «Dio faccia sì che Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, perché, radicati e fondati nell’amore.» (Efesini 3,17)
Il cuore è per gli ebrei (e Paolo era ebreo) il luogo del volere, delle decisioni responsabili, di tutta l’interiorità dell’essere umano e non, come pensiamo noi oggi, il luogo dei sentimenti. Se Paolo prega che Cristo abiti nei nostri cuori, vuole che Dio prenda possesso di tutto il nostro essere e che il nostro volere sia radicato nell’amore.
Vista in questo modo, la fede diventa pratica e concreta. Gli innamorati hanno la fama di dimenticare ogni buon senso. Non pensano più a se stessi ma alla persona di cui si sono innamorati. Vuol dire che i credenti, che si sono innamoratati follemente di Cristo, vedono il suo volto in ogni essere umano che passa sulla loro strada. Vedono Cristo nelle sorelle e nei fratelli di chiesa come nelle persone che chiedono loro aiuto, e non c’è gioia più grande per un innamorato di poter aiutare chi ama. Questa è la fede. Preghiamo che questo dono sia radicato nel nostro essere.