«Egli lo trovò in una terra deserta, in una solitudine piena d’urli e di desolazione. Egli lo circondò, ne prese cura, lo custodì come la pupilla dei suoi occhi. Come un’aquila che desta la sua nidiata, svolazza sopra i suoi piccoli, spiega le sue ali e li prende e li porta sulle penne. Il Signore solo lo ha condotto e nessun dio straniero era con lui.»
Ho degli amici a Berlino che hanno vissuto da bambini gli ultimi tragici giorni che precedettero la caduta della città . In particolare sono stato colpito dal racconto di un’anziana signora, allora dodicenne. L’avevo conosciuta in occasione di un mio viaggio a Berlino Est nel maggio del 1975. “Vivevamo in una cantina nell’attuale quartiere di Charlottenburg. Non avevamo né acqua né cibo. Temevamo in egual misura i russi che avanzavano e i nostri soldati, qualcuno tra questi aveva forse la mia età . Dal cielo cadevano bombe e granate. Fuori del rifugio c’era la deserta desolazione delle macerie. Non avevamo neppure la forza di pregare. Dio non era più con noi, contrariamente a quanto qualcuno dei più fanatici arruolatori di ragazzini continuava ancora a sostenere. Mia nonna era membro di una Comunità battista e aveva con sé la Bibbia. Una notte in cui i bombardamenti erano particolarmente intensi, ci lesse il Salmo 103 ‘… salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni, sazia di beni la tua esistenza e ti fa ringiovanire come l’aquila‘. L’unica aquila che mi veniva in mente era l’aquila che sovrastava la croce storta, come mia nonna chiamava quella uncinata. La nonna ci esortava a unirci alla sua preghiera, perché finalmente ci raggiungesse l’aquila buona che ci avrebbe liberati e portati in cielo sulle sue ali spiegate, fuori dall’inferno.”
Purtroppo ancora oggi avvoltoi e non generose aquile volteggiano sulle rovine di tante città distrutte, per esempio in Siria dove innumerevoli innocenti sono terrorizzati in terra deserta in una solitudine piena d’urli e di desolazione. L’aquila è fra le più potenti immagini della benignità di Dio. Circa l’attenzione ai più deboli, potremmo forse rappresentare noi l’aquila della Bibbia che fa riposare sulle sue ali i piccoli tra una prova di volo e l’altra?