Il 5 novembre, a Roma, la firma della versione aggiornata della Charta Oecumenica
Il 5 novembre 2025 è un giorno storico per il dialogo ecumenico: la firma della versione aggiornata della Charta Oecumenica ha una dimensione che supera i confini geografici del Vecchio Continente. La Charta Oecumenica, originariamente firmata nel 2001 dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) e dalla Conferenza delle Chiese Europee (KEK), ha rappresentato per oltre due decenni la base dell’impegno comune delle Chiese per l’unità, il dialogo e la pace.
La nuova Charta contiene 55 articoli, rispetto ai 26 della versione originale. Ogni articolo si conclude con l’assunzione di un impegno preciso e concreto. Tra le novità, l’invito esplicito a pregare insieme e agire concretamente per l’unità visibile delle chiese cristiane, superando la precedente formulazione più generica. Questo riflette una volontà più pratica da parte delle Chiese protestanti nonché una maggiore attenzione alla dimensione teologica da parte cattolica e ortodossa. Raddoppiare il numero degli articoli di un documento che è già nato abbastanza complesso è una scelta coraggiosa. È un tentativo di entrare nel dettaglio dei problemi che la società contemporanea pone alle chiese cristiane. Tuttavia, non si può trascurare completamente il detto Non multa sed multum (non molte cose ma molto); suggerisce che è meglio concentrarsi su poche cose, piuttosto che tante. Solo i prossimi mesi o anni riveleranno se la scelta di ampliare il documento è stata opportuna.
La firma della nuova Charta Oecumenica non è solo un atto simbolico, ma l’inizio di un processo di recezione e implementazione a livello continentale, nazionale e locale. La fase preliminare del lavoro sulla bozza del nuovo documento è stata lunga (2022-2024) e ha coinvolto principalmente luoghi e persone addette già al dialogo ecumenico. Per quanto riguarda le chiese battiste, metodiste e valdesi in Italia tale compito è stato svolto collegialmente dalla Commissione consultiva per le relazioni ecumeniche (CCRE). Sono state promosse anche diverse consultazioni nazionali e locali organizzate, tra gli altri, dalla Federazione delle chiese evangeliche (FCEI) e dal Segretariato Attività Ecumeniche (SAE).
La Charta Oecumenica del 2001 non ha avuto ampia diffusione nelle Chiese europee. Tuttavia, laddove è stata accolta nel modo giusto, grazie alla sua apertura a vari “impegni”, attraverso incontri, conferenze, gruppi di studio e, soprattutto, la sua applicazione, ha favorito la rinascita del dialogo ecumenico e interreligioso. La sua autorevolezza è cresciuta con il maturare della sua accoglienza nelle singole Chiese.
Infatti, la nuova formulazione afferma che “Sono stati istituiti e mantenuti organismi ecumenici bilaterali e multilaterali per la cooperazione a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. A livello europeo, è necessario rafforzare ulteriormente la cooperazione tra la Conferenza delle Chiese Europee (KEK), il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e altre organizzazioni ecclesiali internazionali, come i forum nazionali appartenenti al Global Christian Forum”.
Il documento afferma che è stata raggiunta una sostanziale unità di fede e che il dialogo è ormai entrato nella vita delle Chiese. Ma che, allo stesso tempo, c’è una crisi di consenso a livello istituzionale, per cui il passo decisivo non è ancora stato compiuto; anzi, poco è stato fatto per accogliere gli stimoli ricevuti dai dialoghi teologici e gli impulsi provenienti dal basso. A questo punto vale la pena ricordare la segnalazione delle Comunità Cristiane di Base in Italia che mette in evidenza la mancata menzione della parità dei diritti delle donne; in alcune chiese firmatarie della Charta l’idea di ammettere le donne al ministero ordinato non è nemmeno presa in considerazione. Non ci sono dubbi che ci troviamo a una tappa importante del cammino ecumenico in Europa; l’augurio è che tale tappa non rimanga circoscritta ai livelli apicali delle chiese, ma possa penetrare anche nelle pieghe più nascoste di ogni chiesa locale.
