Alla conferenza presentato il progetto dei “corridoi umanitari” di FCEI e Sant’Egidio
In tema di migrazioni serve agire subito: in Europa va rafforzato il coordinamento e incentivata la cooperazione al fine di accogliere dignitosamente i migranti che si stanno riversando sul vecchio continente. Non hanno dubbi gli oltre 80 partecipanti alla conferenza svoltasi il 18 e 19 gennaio a Ginevra, convocata d’urgenza dal Consiglio ecumenico delle Chiese (CEC) in collaborazione con l’UNICEF, l’UNFPA e l’UNHCR, e che ha visto confrontarsi sul tema esponenti di governo, delle Nazioni Unite e della società civile, ma anche numerosi rappresentanti di organizzazioni ecclesiastiche, accorsi per l’occasione da Europa, Africa e Medioriente.
Tra gli scopi del vertice quello di sottolineare alcune priorità nella gestione della crisi migratoria come quella dell’integrazione dei migranti, senza tralasciare il ruolo dirimente che possono avere in questo le comunità di fede sul territorio. Lo ha ricordato nella sua allocuzione il ministro degli interni tedesco Thomas de Maizière che ha detto: “Le straordinarie sfide politiche, sociali e umanitarie sollevate dalla crisi migratoria mostrano chiaramente come i governi, la società civile, le imprese ma anche le chiese hanno tutti delle responsabilità condivise”.
Dall’Italia sono intervenuti alla conferenza Paolo Naso della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (FCEI) e mons. Marco Gnavi della Comunità di Sant’Egidio, che hanno illustrato il progetto-pilota dei “corridoi umanitari” lanciato un mese fa e gestito ecumenicamente dalle due organizzazioni. Già a febbraio è previsto l’arrivo di un primo gruppo di profughi siriani altamente vulnerabili, che con un visto per motivi umanitari viaggeranno in sicurezza e per vie legali dai campi profughi libanesi verso l’Italia.
“La peculiarità del vertice ginevrino – ha dichiarato Paolo Naso, responsabile per le relazioni internazionali del progetto FCEI Mediterranean Hope (MH) – è stato il dialogo costruttivo tra agenzie delle Nazioni Unite, personalità della politica europea come il ministro dell’interno tedesco, e leader delle chiese, tanto di quelle dei paesi di partenza dei migranti, quanto di quelle in cui essi arrivano. E senza trionfalismi possiamo rilevare che, a fronte di gravi ritardi della politica, soprattutto europea, nella gestione dei flussi globali, le chiese invece stanno tentando strade originali e impegnative, sia sul piano della difesa dei diritti dei migranti, che su quello dell’accoglienza e della loro integrazione. L’attenzione al progetto MH della FCEI, e in particolare al progetto dei ‘corridoi umanitari’ gestiti insieme alla Comunità di Sant’Egidio, è una conferma incoraggiante di questa realtà “.
Oltre al segretario generale del CEC, pastore Olav Fykse Tveit, tra gli altri hanno partecipato al vertice il presidente della Chiesa evangelica in Germania (EKD), Heinrich Bedford-Strohm; il ministro per le migrazioni della Grecia, Ioannis Mouzalas; l’accademico e già ministro libanese Tarek Mitri; il segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente, padre Michel Jalakh; il segretario generale della Federazione luterana mondiale (FLM), pastore Martin Junge, e ancora dall’Italia il valdese Massimo Gnone per la Commissione sinodale per la diaconia (CSD).
In occasione del vertice è stato pubblicato il volume Mapping migration a cura della Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) e del CEC, approntato dall’italiana Alessia Passarelli e dal pastore britannico Darrell Jackson.
Tratto da NEV – Notizie evangeliche del 20 gennaio 2016