I richiedenti asilo saranno accolti dalla Tavola Valdese, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Comunità di Sant’Egidio
Torre Pellice, 25 novembre 2021
Sono arrivati oggi pomeriggio a Fiumicino 93 richiedenti asilo dalla Libia. Dopo il loro arrivo potranno richiedere lo status di rifugiato, che darà loro accesso alla protezione.
I richiedenti asilo hanno viaggiato con un volo charter dell’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati. Si tratta del primo arrivo in attuazione di un protocollo firmato dai ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, UNHCR, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese. I voli sono organizzati secondo un nuovo meccanismo che unisce le buone prassi delle evacuazioni di emergenza e dei corridoi umanitari. Stabiliti nel 2016, i corridoi umanitari hanno permesso l’arrivo in Europa di 4.023 persone, di cui 3.313 in Italia.
Questo meccanismo di ammissioni umanitarie, che si avvale anche della collaborazione dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà , riguarderà 500 persone vulnerabili, tra cui bambini, donne vittime di tratta, sopravvissuti alla violenza e alla tortura e persone in gravi condizioni di salute costrette a fuggire dai loro paesi. Alcuni sono stati recentemente liberati dalla detenzione, mentre altri erano prigionieri delle reti di trafficanti.
I 93 richiedenti asilo saranno accolti da Comunità di Sant’Egidio, FCEI e Tavola Valdese, e seguiranno il percorso di integrazione secondo il modello dei corridoi umanitari.
“Oggi la cosa più importante è che queste persone siano scampate ai lager libici. I corridoi umanitari sono un primo passo di un progetto più ampio, un tassello di un sistema di accoglienza che metta al centro la solidarietà , di cui dovrebbe farsi carico l’Europa. Come chiese protestanti, a Lampedusa, assistiamo persone partite dalla Libia. Rischiano o perdono la vita, dopo violenze inaudite: non deve più accadere”, ha dichiarato Daniele Garrone, Presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.
“La Farnesina ha sostenuto con convinzione la ripresa delle evacuazioni umanitarie dalla Libia, in stretto dialogo con le autorità di quel paese”, ha detto Luigi Maria Vignali, Direttore Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. “Ancora una volta è la dimostrazione del forte valore aggiunto della nostra Ambasciata a Tripoli e dell’impegno costante della Farnesina per proteggere i rifugiati”.
“Il Ministero dell’Interno si è fatto promotore di questo Protocollo che coniuga i successi dei precedenti programmi di Corridoi Umanitari con le procedure di evacuazione positivamente condotte negli scorsi anni, confermando l’Italia come modello europeo per le vie di accesso legali per rifugiati e persone vulnerabili”, ha dichiarato Michele di Bari, Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. “È una felice intuizione che coniuga le competenze del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dell’Interno con quelle di UNHCR e la spinta solidaristica delle organizzazioni della società civile impegnate nel sociale. Siamo contenti di poter offrire ai rifugiati in arrivo un’opportunità di ingresso in sicurezza e una speranza per il futuro”.
“Siamo grati all’Italia per aver reso possibili queste operazioni salvavita per persone così vulnerabili. Le istituzioni italiane e la società civile hanno dimostrato ancora una volta il valore di lavorare insieme per accogliere e integrare i rifugiati,” ha detto Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino. “Le condizioni in Libia rimangono terribili per le persone in fuga e speriamo che l’esempio e l’impegno dell’Italia possano essere presto seguiti da altri Paesi”.
“Finalmente finisce per queste persone l’incubo di soprusi e violenze nei campi di detenzione e si apre un futuro diverso, all’insegna dei diritti umani”, ha dichiarato Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio. “Siamo felici di accoglierle e di avviare per tutte loro il percorso di integrazione, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari. E’ un forte messaggio anche per l’Europa, finora in ordine sparso e spesso insensibile, di fronte ad un fenomeno, come quello dell’immigrazione, che è necessario affrontare con urgenza e, al tempo stesso, con la dovuta umanità “.
“Nel solco dell’esperienza consolidata dei corridoi umanitari, la nostra organizzazione diaconale è pronta ad accogliere e sostenere queste donne, uomini e bambini sopravvissuti ad esperienze terribili nei loro bisogni primari di dignità e piena inclusione umana e sociale. Un impegno di solidarietà che si inserisce in una visione di Europa che non alza muri di indifferenza o egoismo di fronte ai drammi di guerre, sfruttamento, gravi ingiustizie che lacerano la vita e le speranze di un futuro dignitoso di troppi esseri umani”, ha dichiarato Alessandra Trotta, moderatora della Tavola Valdese.
“L’esperienza di INMP dal 2017 nell’assistenza sanitaria allo sbarco delle persone giunte dalla Libia attraverso corridoi di evacuazione organizzati dal Ministero dell’Interno e da UNHCR viene oggi inclusa all’interno di un dispositivo di collaborazione di più ampio respiro tra il sistema pubblico e le organizzazioni private che fa onore ad un grande Paese come l’Italia, sempre vicina ai vulnerabili e a coloro che fuggono dalle guerre”, ha dichiarato Concetta Mirisola, Direttore Generale di INMP.
Dal 2017, l’UNHCR ha evacuato o reinsediato 6.826 rifugiati e richiedenti asilo dalla Libia, di cui 968 in Italia. Le evacuazioni sono riprese questo mese dopo un anno di interruzione quando le autorità libiche hanno revocato il divieto dei voli umanitari.
I canali regolari e sicuri rappresentano un’ancora di salvezza per i rifugiati, permettendo loro di ricostruirsi un futuro in dignità senza essere costretti a intraprendere viaggi pericolosi spesso affidandosi a trafficanti senza scrupoli. Allo stesso tempo rappresentano anche un segnale tangibile di solidarietà verso i paesi che ospitano le più grandi popolazioni di rifugiati.