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Contro la legge del più forte

Presa di posizione della Tavola Valdese sulla guerra in Siria

Torre Pellice, Mercoledì 16 Ottobre

La Tavola Valdese segue gli sviluppi della recente aggressione militare della Repubblica di Turchia alla Siria settentrionale – in particolare, ma non solo, contro il popolo curdo – con profondo cordoglio per le già  numerose vittime e con crescente apprensione per il rapido estendersi del conflitto in un Paese già  brutalizzato da otto anni di guerra.

Convinta dall’Evangelo e dalla storia che una pace e una sicurezza stabili e durature non possano essere il frutto di atroci violenze, ma solo della paziente tessitura di relazioni basate sulla giustizia, a partire dal riconoscimento di pari dignità , diritti e doveri di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani,reputa un tale intervento non solo contrario a ogni legge di Dio e della Comunità  internazionale, ma pure ingiustificabile sulla base di una qualunque ragion di stato.

Esprime preoccupazione per la sempre più pericolosa rassegnazione della Comunità  internazionale davanti ai trionfi di un’unica legge, quella del più forte.

Chiede a tutti i governi, italiano ed europei in primo luogo, di adoperarsi in modo insistito per la cessazione delle ostilità .

Si associa alla preghiera di molti credenti di tutte le religioni – musulmani, cristiani, ebrei e quant’altri – e ai loro appelli a unirsi anche nell’impegno concreto accanto a tutti coloro che rivendicano e ricercano una pace giusta con parole e azioni coerenti.

Auspica che le nazioni tutte, a cominciare dalla nostra Italia e dalla nostra Europa, di fronte alle ingiustizie e alle violenze che opprimono e insanguinano il Medio Oriente (come altre regioni del mondo) decidano di convertire le loro politiche miopi, in quanto concentrate quasi esclusivamente sulla difesa di propri interessi particolari, in politiche più lungimiranti, quand’anche più costose nel breve periodo, per esempio finalizzate a boicottare anziché a foraggiare i regimi più autoritari, discriminatori e aggressivi, in particolare non fornendo più loro armi e disinnescando i loro tentativi di ricatto di riaprire flussi incontrollati di rifugiati e migranti verso il nostro continente nell’unico modo possibile: aprendosi esse stesse all’accoglienza attraverso l’organizzazione di corridoi umanitari.

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