Il primo Congresso internazionale per predicatori laici è stato organizzato congiuntamente dalla Chiesa evangelica della Renania e dalla UEM. Quest’ultima è la Missione Evangelica Unita, che raccoglie 34 chiese protestanti in Africa, Asia e Germania ed ha il suo quartier generale a Wuppertal. Queste chiese, che lavorano amministrandosi con eguali diritti nei tre continenti, svolgono la loro missione di testimonianza dell’Evangelo impegnandosi per la giustizia, la pace e l’integrità del creato.
I 16 partecipanti al convegno provenivano dall’Africa (Congo, Ruanda, Botswana, Namibia e Tanzania), dall’Asia (Indonesia, Filippine e Sri Lanka) e dall’Europa: dalla Germania, dalla Polonia e dall’Italia. La Chiesa valdese era stata invitata pur non essendo partner della UEM perché partecipa ad alcuni dei loro progetti con i fondi dell’otto per mille.
Le attività sono state molto varie e interessanti. Due conferenze hanno posto l’accento sul ruolo che i predicatori laici hanno avuto nelle chiese della Riforma sin dagli inizi. Barbara Rudolph, che è a capo del Dipartimento dell’ecumenismo della Chiesa evangelica della Renania, ha iniziato parlando proprio dei valdesi, poi del movimento hussita e del ruolo svolto dai laici durante la peste. Al tempo della Riforma, il catechismo è stato messo nelle mani dei laici, con un ruolo importante ricoperto dalla famiglia: ad esempio Katharina von Bora, moglie di Lutero, era responsabile dell’istruzione religiosa dei figli. Il miglior esempio di predicatore laico è costituito da Calvino, un avvocato, mai ordinato pastore. In un quadro che si trova sull’altare di Wittenberg, si vede Melantone (un laico) che battezza un bambino.
Anche Manfred Rekowski, presidente (Praeses) della Chiesa della Renania, ha parlato della presenza dei predicatori laici nelle chiese protestanti, offrendo l’esempio di Melantone, che fra l’altro redasse la Confessione Augustana, che pronunciò numerosi sermoni, incluso quello al funerale di Lutero, ma non fu mai ordinato pastore. Un altro esempio importante viene dalla Renania, dove nel XVIII secolo Gerhard Tersteegen, mercante, pur non essendo pastore predicava dalla sua finestra e centinaia di persone si radunavano sotto per ascoltarlo.
Un altro momento importante del Congresso è stata la visita a Barmen, nome legato alla Dichiarazione di Barmen, con la quale il Sinodo della Chiesa evangelica tedesca nel 1934 proclamò la sua opposizione alle false dottrine, prendendo le distanze da quei settori della chiesa protestante che avevano aderito ai cristiani tedeschi, appoggiando il nazionalsocialismo. In tal modo essi diedero inizio alla Chiesa confessante.
Vi sono poi state attività più direttamente connesse allo studio biblico, come la Condivisione della Bibbia (Bible sharing): lavorando in piccoli gruppi, si leggeva un passo biblico; ogni partecipante evidenziava singole parole o brevi frasi che per lui o lei erano i più significativi, poi si approfondiva in silenzio, quindi si condividevano le proprie impressioni con gli altri, per poi trovare, in una discussione finale, il significato del testo per la comunità e per ciascuno. È questo un metodo molto utile, che potrebbe essere utilizzato per il catechismo o lo studio biblico nelle nostre chiese.
Infine, tutti i partecipanti sono stati inviati in varie comunità tedesche dove ciascuna e ciascuno ha predicato, domenica 19, sul passo di Romani 14, 10-13. Per prepararci a questo, abbiamo studiato il brano prima attraverso una visualizzazione, un disegno, e poi una drammatizzazione (Biblio drama). È stato molto efficace e ci ha consentito di approfondire il passo in modo tale, che è stato possibile trarne il messaggio in modo fresco, spontaneo.
Vi è stato anche un momento di tensione durante il convegno, quando ci siamo trovati a parlare della nostra opinione sull’accoglienza di LGBT nelle chiese e sui modelli di famiglia diversi da quello tradizionale. Con molta saggezza una delle organizzatrici ci ha esortato ad affrontare questi argomenti senza fare riferimento alla Bibbia o a scritti di teologia, ma a trattarne, divisi in gruppi, sulla base delle nostre esperienze personali, lasciando parlare il nostro cuore. In questo modo, siamo riusciti a condurre una discussione franca, aperta, e anche se alla fine ognuno è rimasto fermo sulle proprie posizioni, siamo riusciti a rispettare le opinioni diverse dalla nostra: “Siamo d’accordo che non siamo d’accordo” (“We agree to disagree“).
La cosa più bella del Convegno è stata conoscere persone provenienti da altri continenti: incontrare una diversa spiritualità , un modo diverso di manifestare la propria fede, ma tutti e tutte uniti dalla nostra comune fede e dal nostro desiderio di servire la Chiesa di Cristo.
28 giugno 2016