«Se non sarò convinto mediante la testimonianza della Scrittura e chiare ragioni – poiché non credo né al papa né ai concili da soli, poiché è evidente che hanno errato e si contraddicono – io sono vinto dalla mia coscienza e prigioniero della Parola di Dio… perciò, non posso né voglio ritrattare, poiché non è sicuro né salutare fare alcunché contro la coscienza. Dio mi aiuti… non posso altrimenti!». Dopo questa dichiarazione davanti alla Dieta imperiale, Carlo V mise Lutero al bando dall’impero. Ma non tutti i rappresentanti degli stati tedeschi furono d’accordo. E in quel giorno di primavera del 1521, molto più che quattro anni prima con l’affissione delle famose 95 tesi contro le indulgenze all’università di Wittenberg, fu subito Riforma. Vinse il primato della coscienza radicata nella Parola di Dio.
«Oggi noi che siamo qui a Worms in rappresentanza dei quattrocento milioni di protestanti sparsi nel mondo intero – ha osservato il giurista Gerhard Robbers in rappresentanza del comitato del Giubileo del 500mo anniversario della Riforma in apertura dei lavori del “Colloquio religioso” svoltosi a Worms dal 15 al 17 aprile – ci riconosciamo ancora in questo primato della Parola e della coscienza?». L’interrogativo ha innervato i lavori del convegno regionale dell’Assia e Nassau (complessivamente 1.300 partecipanti) articolato in tre grandi momenti.
Il primo appuntamento ha visto la preghiera delle religioni. I rappresentanti di varie tradizioni religiose (per i musulmani erano presenti sciiti e sunniti) hanno trasportato simbolicamente borsoni di plastica come quelli dei migranti, sui quali erano scritti i propri desideri.
I lavori si sono quindi concentrati sui temi della pre-Riforma luterana. Ovvero – come è stato specificato – sulla “Prima Riforma”. Chi scrive queste note ha tratteggiato la spiritualità del valdismo medioevale alla vigilia dell’adesione alla Riforma nel 1532 ricordando come il “Sola Scriptura” e il “Solus Christus” furono i tratti convergenti nel confronto con i Riformatori.
Nella seconda giornata del “Colloquio” i convegnisti hanno partecipato al culto nella chiesa della Santissima Trinità in cui ha predicato il presidente della Chiesa evangelica dell’Assia e Nassau, il pastore Volker Jung.
I lavori si sono poi conclusi con una tavola rotonda a carattere interreligioso. Dal Libano era presente la teologa islamica Nayla Tabbara, che ha descritto i fermenti femministi all’interno del mondo islamico di cui lei stessa è, con altre teologhe, promotrice. Dal Camerun è intervenuto il politologo Emmanuel Mabe, che ha illustrato la forza e il valore della trasmissione orale nella cultura africana, che in Occidente abbiamo sostanzialmente perduto.
Ho anche potuto dialogare con non pochi amici ed amiche della nostra chiesa valdese in Italia, e ho avvertito un forte interesse nei confronti sia del progetto dei “corridoi umanitari“, sia per l’apporto che il mondo valdese potrà prossimamente offrire sui temi della pre-Riforma.
Il pastore Friedhelm Pieper, tra i principali organizzatori di questo convegno (i cui atti verranno prossimamente pubblicati), alla fine dei lavori era visibilmente soddisfatto che il “Colloquio” non si fosse risolto in un’autocelebrazione della Riforma di Lutero ma avesse registrato un passo in avanti sul terreno del dialogo interreligioso. «Essere riformati – mi ha confessato – significa cogliere lo spirito del tempo, che oggi si chiama: migranti. E dentro questo problema epocale riuscire a far risuonare la voce del tuo cuore che, una volta ancora, come la Riforma mise in luce nella primavera del 1521, racconta il primato della coscienza».
21 aprile 2016