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Bruno Bellion, l’affetto per la chiesa nel suo insieme

Un ministero costellato di incarichi di responsabilità per il pastore valdese, scomparso il 25 giugno a Torre Pellice

Pensando al pastore valdese Bruno Bellion, scomparso martedì 25 giugno a Torre Pellice, dove abitava dopo l’emeritazione, vengono in mente due elementi che, insieme ad altri, lo rendevano autorevole nell’ambito della chiesa: innanzitutto, avendo fatto parte della Commissione Discipline per più di vent’anni, era un “esperto dei regolamenti” – e qui va precisato che nell’ambito delle chiese evangeliche l’ordinamento non è un elenco di norme da applicare, ma rappresenta una visione teologica che orienta il nostro modo di stare nella società e nella cultura. L’altra caratteristica, curiosa forse, ma importante per chi fa ricerca biblica e fa teologia, era la sua grande conoscenza e familiarità con la lingua tedesca, che suscitava ammirazione e un po’ d’invidia in molti suoi colleghi. Nel 2006, anno dell’emeritazione, raccontò a Riforma – L’Eco delle valli valdesi la grande occasione che ebbe, in Germania, di approfondire “in diretta” il tema della teologia della speranza, che percorreva le Facoltà tedesche su spinta di Jürgen Moltmann.

Bruno Bellion era nato nel 1939 a Torre Pellice; dopo la maturità classica aveva studiato Teologia alla Facoltà valdese di Roma, e poi aveva seguito tre semestri di studio all’estero, alla Facoltà di Bonn. In prova a Pinerolo, dopo la consacrazione avvenuta nel 1966 ha svolto i primi incarichi a Milano e a San Giovanni Lipioni in Abruzzo. Seguono gli anni in cui ha curato diverse chiese delle valli valdesi: Bobbio Pellice (1968-80), Luserna S. Giovanni (1980-94), Rorà (1994-98) e Villar Perosa dal 1998 al 2006.

Il suo ministero pastorale è però contrassegnato anche da una serie di incarichi di responsabilità: a costo di tralasciarne qualcuno, lo citiamo come membro e poi presidente della Comm.ne esecutiva del I Distretto; membro della Commissione che studiò i rapporti tra le chiese battiste, metodiste e valdesi (1979-83); presidente del Comitato della Casa delle diaconesse; membro della Comm.ne di studio sull’integrazione tra le chiese valdesi e metodiste; membro della Commissione sinodale per la diaconia (Csd) e poi della Comm.ne Otto per mille; dal 1983 al 1990 è stato membro della Tavola valdese, gli ultimi due anni con il ruolo di vicemoderatore: in questa veste, nel corso delle celebrazioni per il terzo centenario del Glorioso Rimpatrio (1989), fu il primo ad accogliere il presidente della Repubblica Cossiga, in visita a Torre Pellice.

Quel che diceva dell’esperienza nella Tavola valdese è illuminante, perché esprimeva la sua riconoscenza per quegli anni: «è da considerarsi un privilegio – diceva in un’intervista nel corso del Sinodo che salutò la sua emeritazione –: è bello e significativo poter avere uno sguardo sulla chiesa nel suo insieme organico, pur conoscendo da vicino un ambito locale in cui si opera; è importante poter avere una visuale completa sull’insieme dei problemi». Quanto all’impegno nella Csd, che richiedeva il confronto con enti e istituzioni “secolari”, il suo scrupolo, diceva, era stato quello di fornire all’interlocutore, spesso poco consapevole, un’immagine reale della Chiesa valdese nel suo complesso, senza privilegiarne l’uno o l’altro aspetto. Scrupolo e attenzione, dunque, ma soprattutto un grande amore per la sua chiesa.

(FOTO DI PIETRO ROMEO)

Tratto da Riforma.it

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