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Bindi: “Autonomia differenziata, le Chiese si uniscano nel dire no”

L’ex ministra sarà protagonista in video collegamento della serata pubblica del Sinodo valdese, lunedì 26 agosto. “È uno sfregio alla Costituzione”

“Se a noi credenti sta a cuore la dignità della persona, dobbiamo lottare contro questa legge sull’autonomia differenziata che è uno sfregio alla nostra Costituzione. È un’occasione per le Chiese cristiane di esercitare il loro ruolo tutte insieme”. Non usa perifrasi o mezzi termini Rosy Bindi, ex parlamentare ed ex ministra, presidente onoraria dell’associazione Salute Diritto Fondamentale. Bindi sarà tra i protagonisti della serata pubblica del Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, serata in programma nel tempio di Torre Pellice lunedì 26 agosto alle 20.45 e dedicata, appunto, all’autonomia differenziata, il provvedimento approvato dal governo Meloni. Molto in breve si tratta del riconoscimento, da parte dello Stato, dell’attribuzione a una Regione di una autonomia legislativa su 23 materie di competenza concorrente (tra cui l’istruzione, la sanità, la produzione di energia e la tutela dell’ambiente) e, in tre casi, di materie di competenza esclusiva dello Stato. Insieme alle competenze, le Regioni possono anche trattenere il gettito fiscale, che non sarebbe più distribuito su base nazionale a seconda delle necessità collettive. Per 14 delle 23 materie previste vanno definiti i Lep (Livelli essenziali di prestazioni).

Onorevole Bindi, dov’è lo sfregio alla Costituzione?

“Il provvedimento non rispetta la lettera e lo spirito della nostra Costituzione, quello dell’Italia una e indivisibile con una visione non competitiva ma solidale e cooperativa. Tutto il Titolo quinto è ispirato a questa visione”.

Anche dopo la modifica del 2001?

“Sì, anche dopo quelle modifiche. Ora si rompe questo vincolo di solidarietà e di unità sostanziale del Paese; si rompe il principio di equità e solidarietà”.

Ci sarà, però, una maggiore semplificazione?

“Al contrario. Così le Regioni dovranno competere con tanti sistemi regionali diversi e questo aumenterà il debito pubblico. Le faccio un esempio: se l’autonomia differenziata è il trasferimento di competenze con un’intesa tra Regione e Governo, non tutte le Regioni chiederanno l’autonomia sulle stesse materie, così il Governo centrale non potrà dismettere le sue strutture. Se la Toscana dovesse chiedere i beni culturali, magari la Puglia chiede altro e quindi il Governo deve mantenere tutto l’apparato delle 23 materie per fornirle a chi non chiederà autonomia in certi ambiti. Tanto è vero che l’Europa ha detto che questo renderà più complicato controllare il bilancio dello Stato”.

Una delle critiche maggiori al provvedimento è che aumenterebbe il divario tra Nord e Sud. C’è chi parla di “secessione dei ricchi”…

“È vero, ma in realtà è un gioco senza vincitori, in cui perdono tutti, anche quelli che pensano di guadagnarci”.

In che senso?

“Nel senso che la forza delle Regioni del Nord nella competizione sui mercati non risiede nel fatto che esse rappresentano loro stesse singolarmente (Lombardia, Veneto, ecc.), ma che rappresentano l’Italia”.

Qual è l’idea di Paese che sta dietro a questo provvedimento?

“Prima di tutto c’è molta propaganda. Poi c’è lo scambio. Mi viene in mente la tunica di Gesù. Quella non fu divisa, qui invece se la spartiscono dividendola in tre: il premierato alla Meloni, la riforma della giustizia a Forza Italia e l’autonomia differenziata alla Lega. Così, la Costituzione è fatta a pezzi, vogliono distruggere la Repubblica nata dalla Costituzione”.

I partiti di opposizione e tanti movimenti e associazioni stanno raccogliendo firme per un referendum abrogativo, due regioni (Sardegna e Toscana) hanno impugnato il provvedimento davanti alla Corte costituzionale. Le chiese cristiane hanno un ruolo nella vicenda?

“Sì, e la Conferenza episcopale italiana è stata già molto esplicita nel dirsi contraria all’autonomia differenziata. Sono contenta che la Chiesa valdese scenda in campo, è una grande occasione di unità per chiedere giustizia e democrazia, ricordando che va difesa la dignità di tutti. Gesù si è incarnato per tutti, non solo per alcuni”.

Foto Roberto Vicario, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

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