«Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Matteo 5,9)
Ogni epoca storica e ogni rapporto umano hanno sempre avuto bisogno, ieri come oggi, di uomini e donne che si adoperassero per la pace. Si tratta di persone che sanno mettere da parte le proprie ragioni e le proprie convinzioni, che sanno vivere gli altri come fini della propria esistenza e non come mezzi per il proprio tornaconto, uomini e donne che hanno imparato la necessità della riconciliazione e del perdono e vivono la giustizia non come punizione dei colpevoli semplicemente ma come strumento per riportare tutti e tutte in un patto di solidarietà civile dove il colpevole cambia la sua vita e la vittima trova la strada del perdono.
Ma quanta strada deve fare l’essere umano per vivere questo tipo di pace? Gesù lo sa, è troppo difficile per tutti e tutte noi percorrere questa strada, anzi è impossibile. Così Gesù nel vangelo di Matteo dichiara beati coloro che sanno mettersi alla scuola della pace e dirà ancora: io vi do la mia pace. Dunque Gesù è il maestro della pace. Egli porta pace tra Dio e gli uomini e le donne donando se stesso per i colpevoli e offrendo se stesso come metodo per imparare e vivere la pace.
Tra le cose che impariamo nei vangeli relativamente al metodo della pace di Gesù troviamo il capovolgimento di ciò che noi chiamiamo valori. Gesù insegna che non ci sono contrapposizioni di fede, di genere, di etnia, davanti a Dio tutti e tutte vengono accolti, ascoltati, guariti e imparano che nulla più ha valore se non l’Evangelo di Gesù.
Impariamo la pace, insegniamo la pace e costruiamo un tempo e un luogo di nuova giustizia.