Il Sinodo, memore dei tempi travagliati delle persecuzioni, degli esili, delle incarcerazioni e dell’arbitraria violenza cui sono state soggette le nostre chiese e i discepoli e le discepole del Signore, esprime dolore e preoccupazione di fronte alle notizie trapelate a proposito di gravissime violenze perpetrate a danno di persone detenute nelle carceri italiane e dunque affidate alla cura dello Stato. Auspica che i luoghi di privazione della libertà e i tempi della pena più in generale, siano luoghi e tempi di garanzie e dignità. Esprime la massima solidarietà nei confronti di quanti e quante hanno subito maltrattamenti e violenze indegni di uno Stato democratico. Chiede alle istituzioni tutte che vengano al più presto individuate, a tutti i livelli, le responsabilità di chi, mancando al proprio ruolo, ha tradito, con quella violenza, i valori della Repubblica e del vivere comune. Si rivolge con gratitudine a quanti e quante operano nelle carceri, con o senza una divisa, con spirito di fedeltà al dettato costituzionale, perché le condizioni delle persone detenute siano dignitose. Invita anche le chiese e i/le ministri/e di culto impegnati/e nelle carceri a intensificare, in situazioni di conflitto, la loro opera mediatrice, tanto verso i/le detenuti quanto verso il personale carcerario, per contribuire a scongiurare sul nascere, ove possibile, ogni soluzione violenta delle tensioni. Auspica che il ricorso alla privazione della libertà sia una delle misure, tra le altre, per esercitare il dovere e il diritto dello Stato ad amministrare penalità e pene, ma sempre nell’ottica della rieducazione e dell’inclusione sociale. Si augura, infine, che nessuna persona sia sottoposta alla detenzione senza garanzie (come nei centri di espulsione o nella detenzione di tipo psichiatrico) e mai per motivi amministrativi o perché migrante.