Il Sinodo ritiene che debba essere mantenuta alta e costante l’attenzione sulle conseguenze etiche poste dagli incessanti sviluppi delle scienze e delle tecniche nonché delle loro applicazioni.
In particolare ritiene che vi sia ormai una priorità nell’approvazione di una legge sulle direttive anticipate di fine vita, anche conosciute come “testamento biologico”.
La sempre maggiore efficacia della medicina – unitamente a molteplici altri fattori – permette infatti di prolungare sensibilmente il corso dell’esistenza umana senza però garantire, al tempo stesso, la piena conservazione delle capacità di intendere e di volere della persona.
Poiché la cura del malato, in ogni suo aspetto, deve sempre presupporre il suo consenso – fatta eccezione per le situazioni di necessità e di urgenza – nessuno, neppure i parenti, è abilitato a esprimere la volontà del paziente in vece sua.
E’ principio di civiltà dare voce, attraverso una legge, alle scelte della persona compiute con coscienza e volontà e in previsione di una futura incapacità nell’esprimere validamente il suo pensiero.
L’approvazione di una legge sulle direttive anticipate costituirebbe, tra l’altro, semplice adempimento della Convenzione di Oviedo del 1997, già ratificata dallo Stato italiano, e in particolare dell’art. 9 laddove si afferma che “i desideri precedentemente espressi a proposito di un intervento medico da parte del paziente che, al momento dell’intervento, non è in grado di esprimere la sua volontà, saranno tenuti in considerazione”.