Il Sinodo esprime preoccupazione nei confronti delle norme contenute nel cosiddetto “pacchetto sicurezza” in riferimento agli immigrati. Come cristiani evangelici facciamo nostre le parole di Cristo: “Ero straniero e mi avete accolto… quello che avete fatto a uno di questi ultimi, lo avete fatto a me”. Il concetto evangelico di accoglienza, cioè vedere nell’altro il nostro “prossimo” e l’immagine stessa di Cristo, ci spinge a denunciare:
- l’idea che si sta diffondendo in Europa che l’immigrazione clandestina possa diventare un reato;
- l’apertura di nuovi CIE (Centri di identificazione ed espulsione) e il prolungamento a 18 mesi del cosiddetto “trattenimento” in questi luoghi in cui sono sospesi i diritti umani;
- gli ostacoli posti alla regolarizzazione di chi sul territorio già vive e lavora e le restrizioni al ricongiungimento famigliare che faciliterebbe la piena integrazione degli stranieri presenti in Italia.
Vogliamo affermare con forza che migrare non è un crimine; è invece criminale un sistema mondiale nel quale l’11% della popolazione del pianeta consuma l’88% delle risorse e che spinge la gente a fuggire dal proprio paese per sopravvivere.
Il Sinodo auspica che il Governo e il Parlamento del nostro Paese, che ha una tradizione di emigrazione non lontana nel tempo, sappiano rispettare i principi di solidarietà e di tutela dei più deboli già sanciti nella nostra Costituzione.