Atti del SinodoPace, ambiente, migrazioni

PACCHETTO SICUREZZA

Il Sinodo,

  • guidato dalla Parola di Dio: “Cercate il bene della città …” (Ger 29,7);
  • richiamandosi ai principi che sono alla base della nostra Repubblica e della nostra convivenza democratica, secondo i quali si devono rimuovere tutti gli ostacoli che discriminano le persone a causa “della loro razza, della loro fede e della loro condizione personale”;
  • memore delle esperienze di emigrazione, anche clandestina, di cui sono stati protagonisti in passato tanti italiani, tra cui molti membri delle nostre chiese, poi divenuti cittadini a pieno titolo delle nazioni in cui si erano recati;
  • convinto che la promozione della piena integrazione e dell’ottenimento della cittadinanza da parte degli immigrati che contribuiscono al bene dell’Italia siano interessi della Repubblica e non una minaccia da ostacolare;

esprime la sua indignazione

  • per le conseguenze che la legge 15 luglio 2009, n. 94 ha, non soltanto sugli immigrati, ma anche sui cittadini italiani, sulla qualità della nostra democrazia e del nostro stato di diritto;
  • per i sentimenti di diffidenza che tale legge alimenta:
    • nei cittadini stranieri, posti in una situazione di sudditanza psicologica indipendentemente dalla regolarità o meno della loro situazione;
    • nei cittadini italiani, irresponsabilmente spinti a credere, da un lato, che l’immigrazione clandestina sia la principale causa di insicurezza e, dall’altro, che questa legge renda più sicuro il nostro paese, mentre in realtà essa contribuisce ad aumentare i casi di clandestinità, favorendo lo sfruttamento degli stranieri e la loro caduta nella definitiva invisibilità, esponendoli maggiormente a divenire preda della criminalità organizzata.

In particolare, il Sinodo ritiene inaccettabile una normativa come quella della L. 94/2009 che si pone in aperto contrasto con i principi fondamentali del nostro ordinamento, tra l’altro

  • perseguendo come reato la condizione dello straniero irregolare, talora determinata dalle lentezze burocratiche, e non un comportamento lesivo di un bene giuridico effettivo e condiviso (in contrasto con il principio di “offensività” riconosciuto dalla Corte costituzionale);
  • elevando iniqui ostacoli al ricongiungimento familiare e al matrimonio tra e con immigrati, laddove il nostro ordinamento riconosce particolare valore sia alla famiglia sia al matrimonio;
  • limitando il diritto alle cure mediche, laddove il nostro ordinamento riconosce il diritto alla salute;
  • limitando l’accesso all’istruzione dei bambini immigrati.

Le chiese valdesi e metodiste si riconoscono direttamente toccate dalla L. 94/2009 sia in quanto organismi ecclesiastici, sia attraverso le proprie opere, i propri ministri di culto, i singoli credenti siano essi membri di chiesa con responsabilità istituzionali – costretti a scelte laceranti tra i propri obblighi di coscienza e di coerenza e il rispetto di questa legge e di molte sue disposizioni – o cittadini stranieri presenti sul territorio dello stato italiano senza essere in regola con il permesso di soggiorno.
Il Sinodo, anche preso atto delle preoccupate osservazioni espresse dal Presidente della Repubblica alla promulgazione della legge 94/2009 auspica – ed invita le chiese a promuoverlo – un immediato impegno da parte dei cittadini per contrastare gli aspetti discriminatori della legge e per giungere ad una revisione della normativa sull’immigrazione.
Impegna altresì le chiese a contrastare la cultura xenofoba con i valori della cittadinanza repubblicana, con la tutela dei diritti umani e con la testimonianza resa all’insegnamento biblico sull’accoglienza dello straniero e contro il trattamento iniquo dei più deboli.
Incoraggia il lavoro del Servizio rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia e invita a valorizzare il contributo all’integrazione e al positivo incontro tra culture costituito dal progetto “chiesa insieme”.
Invita la Tavola a protestare con le autorità per tutti i casi in cui le restrizioni sull’immigrazione limitino la libertà e l’autonomia della vita delle chiese.

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