Il Sinodo, presa conoscenza dell’operato della Tavola relativo all’attribuzione dei fondi dell’«otto per mille» (OPM)
si rallegra delle possibilità di aiuto fraterno che sono derivate dalla loro distribuzione;
precisa che l’assegnazione dei fondi riservati rispettivamente al sociale, all’assistenziale e alla cultura può oscillare percentualmente ora a favore dell’uno, ora a favore dell’altro settore, senza che debbano essere fissate necessariamente percentuali o graduatorie rigide. Ai fini di una conoscenza più immediata dell’uso riservato ai diversi ambiti, il Sinodo chiede che al termine del primo decennio la Tavola ne dia una relazione sintetica;
ritiene tuttora valida l’attribuzione decisa a suo tempo dal Sinodo, in base alla quale deve essere destinato all’estero il 30 % fino a quando perverrà la quota relativa alle preferenze non espresse, dopodiché i fondi saranno divisi a metà tra progetti italiani e progetti esteri;
considera essenziale incoraggiare la diaconia comunitaria volta a sostenere le persone vittime delle nuove povertà;
invita le chiese a sviluppare queste forme di aiuto;
invita la Tavola a rispondere alle esigenze finanziarie che emergeranno in tale settore con un adeguato finanziamento a carico dell’OPM.;
invita la Tavola a vigilare sui rischi che potrebbero derivare da iniziative e opere la cui esistenza e prosecuzione sia troppo dipendente dai fondi dell’OPM; nel caso in cui la Tavola ritenga comunque di dover accordare finanziamenti in tali condizioni chiede che i motivi che hanno determinato la decisione siano illustrati analiticamente al Sinodo.
Pur non escludendo in linea di principio in modo definitivo la possibilità che possano in futuro essere finanziati con l’OPM anche progetti legati a strutture ospedaliere, il Sinodo condivide le ragioni che hanno spinto la Tavola a non procedere a nuove assegnazioni nell’esercizio 2005.
Il Sinodo ritiene altresì che debba essere, comunque, prestata attenzione alla qualità dei rapporti di fatto e di diritto tra gli Enti ospedalieri e la Tavola nella sua funzione di sovrintendenza su tutte le opere aventi parte nell’ordinamento valdese.