“Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite” (Lamentazioni 3. 21-22)
Il Sinodo, invitato a riflettere dalle sollecitazioni delle relazioni della Tavola e della Commissione d’Esame, ha condotto un’ampia discussione sul tempo di crisi attraversato dalle nostre chiese (e che si inserisce nel quadro più generale della crisi della cristianità occidentale), contrassegnato dall’aumento dei conflitti e del disagio all’interno di diverse comunità, nonché da una diminuzione del numero dei membri di chiesa che, seppure lenta, appare costante e preoccupante.
Nel corso del dibattito si è riconosciuto il carattere spirituale della crisi, ma anche il fatto che affrontare onestamente e consapevolmente la realtà può essere il preludio per un positivo cambiamento.
Si rende necessario un tempo di “silenzio davanti a Dio”, come dice il salmista: “Sta in silenzio davanti al Signore, e aspettalo”, (Salmo 37.7).
In questa luce, il Sinodo esorta le chiese e i/le singoli/e credenti a riscoprire il senso più profondo della propria vocazione mediante un ritorno alla preghiera personale e comunitaria; allo studio, all’ascolto attento e all’obbedienza alla Parola di Dio; alla partecipazione attiva alla vita comunitaria (ed in particolare al culto domenicale nella consapevolezza che nella predicazione ci è dato ricevere la Parola di Dio); alla pratica dell’amore fraterno sostenuta dal reciproco ascolto, ed alla disponibilità a mettere a frutto i doni ricevuti dal Signore per il bene comune.
In tal modo si potrà veramente rispondere tutti insieme al mandato del Signore Gesù Cristo che ci invia ad annunciare l’Evangelo della Grazia e della Resurrezione alle donne e agli uomini del nostro tempo che sono agitati da una forte domanda di senso e da una sete spirituale.
Siamo di fronte ad una situazione in cui l’economia tende a dominare ed assorbire tutti gli ambiti della società, causando sia uno svuotamento del senso della vita e un disorientamento circa il suo valore, sia una precarizzazione delle esistenze che rende talvolta impossibile l’elaborazione di progetti di futuro. In questo contesto, le chiese sono chiamate, anziché a ripiegarsi su se stesse, a ritrovare proprio nell’ascolto fedele della Parola di Dio la loro vocazione specifica e, lasciandosi afferrare dal soffio dello Spirito, a divenire luoghi di ascolto e accoglienza in cui sia possibile sperimentare comunione, condivisione, consolazione e speranza, e vivere e risolvere i conflitti nella fraternità e sororità.
Rimaniamo convinti che, pur nelle loro esigue dimensioni, le chiese evangeliche in Italia abbiano, oggi più che mai, nei confronti dei nostri contemporanei, il “debito dell’evangelo” (Romani 1. 14) da annunciare e da vivere, facendosi portavoce e testimoni del messaggio liberante della salvezza per grazia mediante la fede nel panorama multiculturale presente oggi nel nostro paese.
Vivere e testimoniare questo messaggio richiede anzitutto che le nostre chiese si impegnino in un’attività di formazione biblica e spirituale che raggiunga tutti i membri di chiesa, valorizzando il ruolo di tutti i credenti nella varietà dei loro doni e ministeri.
In questo quadro, il Sinodo indice una giornata di preghiera, meditazione e riflessione biblica, da tenersi in tutte le chiese, in corrispondenza della prima domenica d’avvento.
In tale occasione vogliamo, ascoltando la voce dello Spirito, confessare il nostro peccato, manifesto in infedeltà, pigrizia, superficialità spirituale e molte vuote parole, nella lieta certezza che “né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezze, né profondità, né alcun altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore”, (Romani 8. 38-39).