Noi membri componenti il Sinodo della Chiesa Evangelica Valdese, Unione delle Chiese metodiste e valdesi in Italia,
- considerando la situazione ecumenica creatasi a seguito del recente motu proprio intitolato Summorum Pontificum di Benedetto XVI che ha ridato spazio alla messa in latino secondo il messale romano di Pio V (1570), caratterizzato dalla negazione di tutto ciò che la Riforma aveva affermato sul piano del rinnovamento del culto pubblico cristiano, e del documento intitolato Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della chiesa, datato 29 giugno 2007, della Congregazione per la Dottrina della fede nel quale, tra le altre cose, si afferma che l’unica Chiesa di Cristo “sussiste esclusivamente nella sola Chiesa Cattolica” romana e che le Chiese nate dalla Riforma del XVI secolo “non possono, secondo la dottrina cattolica, essere chiamate chiese ‘in senso proprio'”,
- constatando che in questi due documenti vaticani soffia uno spirito che è più quello della Controriforma che quello che animò il Concilio Vaticano II nelle sue spinte e decisioni riformatrici,
- ringraziamo Dio per avere chiamato le nostre chiese a esistere e a sussistere per servirlo e testimoniarlo, per aver messo nel nostro cuore la certezza di essere parte della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, nella quale Cristo per pura misericordia ci accoglie, giustifica e santifica, e per averci resi consapevoli che questa appartenenza dipende solo dalla Parola di Dio, cioè dalla promessa di Cristo che dice: “dovunque due o tre sono riuniti nel mio nome, quivi sono io in mezzo a loro” (Mat. 18,20);
- ringraziamo Dio per aver suscitato da più di un secolo il movimento ecumenico, che è stato e resta per noi una grande scuola di umiltà e fraternità vissuta, e per aver suscitato anche per le nostre chiese in Italia rapporti amichevoli e fraterni con tanti cattolici – singole persone, gruppi, movimenti, comunità, parrocchie – che costituiscono ormai una realtà, certo ancora minoritaria, ma tanto più preziosa, vissuta insieme nella condivisione degli aspetti fondamentali della fede cristiana, nell’ascolto comune della Parola di Dio e nella tensione verso una reciproca accoglienza alla Mensa del Signore;
- ringraziamo Dio per averci liberato da otto secoli come valdesi e da cinque come protestanti dalla sudditanza al Pontefice romano, che noi riconosciamo come fratello in Cristo, ma non come maestro di fede, tanto più dovendo constatare ancora una volta che il papato e la Curia romana sono oggi, come già nel XVI secolo, un ostacolo all’unità cristiana;
- invitiamo le Chiese valdesi e metodiste a non disertare oggi il movimento ecumenico e a non ridurre il loro impegno ecumenico ma anzi a intensificarlo e rinnovarlo dovunque sia possibile, manifestando nel contempo con serenità e fermezza questa nostra presa di posizione.