Il Sinodo, guardando all’escalation ed alla perdurante instabilità geopolitica dell’area mediorientale, sente la vocazione a “sperare contro speranza”, a credere cioè nella possibilità della pace, della giustizia e della riconciliazione nell’area; accoglie con grande sollievo la tregua delle azioni militari tra Libano ed Israele e guarda con speranza all’intervento di peacekeeping deliberato dalle Nazioni Unite.
Rilevando la grave complessità della situazione nell’area mediorientale e la specifica situazione determinatasi tra Israele e Libano, invita le istituzioni, la società civile, gli operatori della comunicazione di massa ed anche le chiese a un responsabile discernimento nell’analisi dei fatti recenti e remoti, respingendo logiche pregiudiziali di schieramento che non aiutano le parti a trovare un terreno di mediazione e di incontro,
nella convinzione che, pure nella coscienza della modesta consistenza dei propri mezzi, le Chiese evangeliche metodiste e valdesi possono contribuire a sostenere politiche e programmi di pace,
invita la Tavola a:
- rispondere positivamente agli appelli umanitari lanciati dalle organizzazioni ecumeniche internazionali a sostegno della ricostruzione del Libano;
- sostenere attivamente programmi di “pace dal basso” che favoriscano l’incontro “people to people”;
- aderire alle iniziative per la pace in Libano promosse dagli organismi ecumenici internazionali, avendo cura di evidenziare in queste sedi l’analisi e le particolari preoccupazioni delle nostre chiese riguardo alla complessiva situazione mediorientale;
- esprimere la nostra fraterna solidarietà alle comunità cristiane libanesi e mediorientali che, anche a causa dei conflitti, vivono la seria minaccia di scomparire dalla regione;
- incoraggiare e sostenere le chiese nella partecipazione a iniziative ecumeniche e interreligiose che favoriscano la comprensione e il dialogo tra comunità di fede nella prospettiva di un comune impegno contro l’antisemitismo, l’islamofobia ed ogni forma di intolleranza e di violenza giustificata nel nome di Dio;
- sollecitare il Governo italiano affinché, a copertura dei costi della missione di peacekeeping, utilizzi i fondi iscritti al bilancio della Difesa, a tutela degli investimenti per lo stato sociale.